Lega batte tutti (1°tempo)

Salvini lega nord
Salvini lega nord
Nella foto un parlamentare leghista con gli immancabili braccialetti pro-salvini

Dopo il no a Mattarella ad un esecutivo Lega e 5 Stelle con Paolo Savona Ministro e la successiva rinuncia di Giuseppe Conte al ruolo di Premier, la domanda che più mi hanno rivolto è stata: è adesso cosa succederà?

Provo a scrivere un’analisi comprensibile e che, più o meno, descrive cosa è successo e cosa accadrà nel prossimo futuro del paese.

Salvini, con una astuta manovra politica ha chiuso il Movimento Cinque Stelle ed il Presidente della Repubblica nell’angolo. Questo ormai è un dato abbastanza chiaro a tutti.

A conti fatti le variabili erano semplici da prevedere.

La Lega da un lato ha incastrato gli inesperti del M5s, vogliosi della possibilità di arrivare al governo dopo soli 5 anni dall’approdo in parlamento, siglando un “accordo di governo” in perdita (bastava leggerlo) e dall’altro, ha preso tempo col Quirinale, concorde alla nascita di un Governo politico sostenuto dai “principali partiti” dopo il risultato del 4 marzo.

La Presidenza della Repubblica infatti in questa situazione di stallo non voleva tornare alle urne, se non prima dell’approvazione della manovra finanziaria di dicembre e lo studio di una nuova legge elettorale che risolvesse una probabile futura identica situazione in caso di ritorno voto.

E così quindi, mentre tutti si aspettavano la nascita della terza Repubblica, annunciata con enfasi da Luigi Di Maio e lo stesso Matteo Salvini, succede quello che molti non si aspettavano.

La Lega infatti, pur cedendo praticamente tutti i ministeri ed il Premier, cosa che peraltro ovvia dato il peso politico assai sbilanciato in favore dei Cinque Stelle, ha imposto la presenza di un papabile Ministro, tale Savona, già inviso al Colle per via di alcune posizioni euroscettiche che avrebbero portato, a sentire il Quirinale, il Paese verso il rischio di un crollo finanziario.

L’avvocato Giuseppe Conte dunque, ottenuto ed accettato l’incarico offerto da Mattarella, seppur con riserva, sarebbe presto divenuto il Primo Ministro di questo paese dopo quasi 80 giorni di blocco.

Il partito di Salvini intanto, che non aveva sollevato alcun polverone alla prima ventilata notizia contro Savona, avrebbe continuato nella sua “intenzione” di arrivare alla formazione di un Governo in breve tempo.

Il passo successivo adesso sarebbe stato quello di ottenere l’ok definitivo dal Colle per la formazione dell’intera giunta di Governo. I partiti, domenica 27 maggio, convocati al Quirinale per discutere dunque una lista definitiva dei Ministri però arretrano. Nonostante non ci fossero stati “veti” ulteriori a quelli del Savona, infrangono l’accordo col Presidente e ritirano tutto. La situazione di stallo, passa da quasi governo a rinuncia all’incarico per Giuseppe Conte.

I grillini, spalleggiati dalla Meloni, che però non faceva parte dell’accordo, gridano all’impeachment, cioè per la “messa in stato d’accusa del Presidente”, Salvini, lancia l’assalto dalle piazza con un video in verticale su facebook.

Tutto da rifare.

I cittadini intanto, infervorati dal clima cominciano ad inveire contro Mattarella e contro il Pd, reo, non si capisce come, d’aver causato la nuova crisi.

Salvini chiuso l’accordo col Di Maio avrebbe dovuto interrompere i rapporti con gli altri partiti di destra che nel frattempo venivano esclusi o si erano auto esclusi, dall’accordo di Governo.

Sarebbe stato infatti naturale pensare che una volta nata una “nuova colazione”, la precedente sarebbe venuta meno. Invece l’intero centrodestra si è tenuto in piedi unito, con scolorite dichiarazioni di astensione sul voto al nuovo Governo.

Intanto Forza Italia, che a marzo aveva pressoché gli stessi voti della Lega, si riabilitava e si rinforzava grazie al “rientro” in campo di Silvio Berlusconi ottenuto per via legale. Nessuno quindi, fate attenzione a questo passaggio, nel centrodestra, Lega inclusa, ha mai sciolto l’aggregazione che aveva ottenuto quasi il 37% dei voti degli italiani poco tempo prima.

E questo di per se è anomalo. Non s’era mai vista una coalizione restare in coalizione con posizioni assolutamente distanti come questa (una parte al Governo ed una no).

Salvini intanto, accettando un contratto “per il cambiamento” del Paese ha via via accresciuto la personale popolarità, portato il suo partito dal 18% dei consensi a sondaggi che lo stimano tra il 25 e il 27 %.

Un successone per il leader del carroccio, riuscito dove nessuno era mai arrivato “un accordo con i Cinque Stelle”. Una mossa politica e strategica che gli ha consentito di continuare a fomentare la piazza di entusiasmo e speranza, utilizzando persino la strabiliante macchina comunicativa del Movimento.

Un capolavoro.

I cinque stelle intanto, felici, per aver escluso Berlusconi ed il Pd dalla leadership del paese, gongolavano, senza mai rendersi conto di ciò che stava realmente accadendo.

Torniamo al 27 e 28 maggio.

Mattarella, preso atto del rifiuto di Conte e dei principali sponsor, convoca al Quirinale Cottarelli, economista inserito nella lista dei Ministri Cinque Stelle durante la campagna elettorale. Una mossa astuta, che mantiene vivo il rapporto con il partito di Grillo e che, nonostante gli insulti e le accuse, agli osservatori appare come un messaggio al movimento.

Il 28, Cottarelli annuncia di aver accettato l’incarico con riserva. Intanto tutti gli indicatori di mercato salgono, mandando in frantumi i guadagni del 2018 in borsa.

A questo punto ci si avvia verso un governo tecnico senza voto di fiducia dalle due camere. Un disastro politico che non risolve i principali problemi da cui siamo partiti: finanziaria a dicembre e nuova legge elettorale. I partiti infatti annunciano di voler votare nell’immediato, sapendo già di non poter comunque arrivare a nulla, visti i tempi assai ristretti per poi avviare una discussione sulla finanziaria.

Nel frattempo, sulle note dell’impeachment Beppe Grillo, manda un messaggio ai suoi: “Calma”.

Dalla Lega rispondono: “Chi insulta e minaccia Mattarella non fa parte del futuro del paese”.

Messaggio consegnato. Di Maio arretra sulla richiesta di messa in stato d’accusa del Presidente, ammonendo Salvini per essersi svincolato da un appoggio in aula. Il Movimento alla fine della giornata si dichiara disponibile per un sostegno al colle.

29 maggio cambia ancora lo scenario.

Continua…

Domani si vota

domani si vota - beatrice brignone carmelo di gesaro pippo civati franz foti

Vorrei scrivervi un “domani si vota - beatrice brignone carmelo di gesaro pippo civati franz fotipitazzo” chilometrico su domani, vorrei trovare le parole per entrare nella testa di ognuno di voi e scoprire con estrema certezza che insieme non “traghetteremo” la Sicilia nelle mani del centrodestra siciliano.

Vorrei, ma non posso. Opto però per la fiducia, in particolare nella vostra libertà individuale, qualsiasi essa sia, affinché domani alle urne, esprimiate una preferenza, libera e onesta, ricordandovi, ancora, di mettere a fuoco gli anni che furono di Cuffaro e Lombardo.

Non avete bisogno di qualcuno che vi spieghi ogni singolo perchè; ce l’avete in casa, in famiglia o tra i vostri amici.

Ecco, citando Jobs, non act, siate folli, ma smettetela di essere affamati con le motivazioni sbagliate.

A domani

Quasi 5 novembre

Quasi 5 novembre

Quasi 5 novembreForse l’ultimo di questa campagna elettorale, ma anche il più difficile, quello in cui effettivamente dobbiamo impegnarci a fare l’ultima telefonata, l’ultimo sms e l’ultimo caffè per raccontare quanto è pericoloso riconsegnare questa regione al blocco di potere che dal 2000 ad oggi ha portato la Sicilia al default e che ci ha tolto, in sintesi, l’opzione “diritti” dalla scheda dignità.

Quel blocco, dopo anni di sputi e veleni, rivendica una gestione eccelsa della nostra terra, la stessa che oggi viene ricordata dai media solo come la “regione degli sprechi” senza però ma chiedersi la “ragione” degli sprechi.

La cosa divertente, non per me chiaramente, è che buona parte di essi, nel periodo d’oro della Casa delle libertà, la stessa che oggi si proclama al futuro al grido “sarà bellissima” ma con il fondamentale hashtag (il cancelletto), fu il motore di quella stagione degli sperperi.

Dalle assunzioni senza concorsi, alle gare di appalto milionarie, dai servizi esternalizzati e senza controllo fino alle famose partecipate. I somma, basta farsi un giro negli archivi della stampa per capire i motivi per cui quel blocco che si ripropone, adesso unito, per tornare a gestire quel che resta della nostra Regione.

E noi, sinceramente, non possiamo consentirlo! E attenzione, non per via di nomi impresentabili (che ci saranno sempre) e altre cagate varie che sono l’unico argomento di questa tornata elettorale, ma più semplicemente perché questa sicilia ha bisogno di redistribuire i diritti, non poltrone, non soldi, non clientele.

Minchia! Si futtieru i cabine!

Minchia! Si futtieru i cabine
Minchia! Si futtieru i cabine
Io e un facinoroso gruppo di estremisti della pennica, durante una manifestazione per liberare Mondello dalle cabine (gabbine).

Dopo la triste e sorprendente notizia del furto della Lapa ai danni dell’ex candidato Sindaco di Palermo, Ismaele La Vardera, di cui abbiamo parlato qualche giorno fa qui, si viene a sapere che ben mille cabine elettorali, anzi “gabbine” in alluminio, sono state sottratte la scorsa settimana, da un deposito comunale in via Luigi Galvani (fonte Repubblica Palermo).

Un ratto, pensato o forse nato, sulla base di un notevole equivoco: poterle riutilizzare lungo il rinnovato litorale di romagnolo.

Da qui dunque, la trovata di tre palermitani, così dicono le cronache, ricercati e poi trovati, per aver sottratto alla città beni di notevole valore a pochi mesi dalle elezioni di novembre. Un danno che il Comune adesso dovrà affrettarsi a risarcire, magari chiedendo un prestito alla “Italo Belga”.

Alle prossime elezioni dunque, si potrebbe realizzare il sogno di tutti i palermitani: un posto vista mare, grazie alla politica.

Purtroppo, la notizia vera dice che, nonostante siano stati individuati i presunti ladri, una parte di essere era già stata triturata per essere venduta sotto altra forma.

Ma se non fossero state distrutte, sarebbero sicuramente finite al “porto franco” di Ballarò, come bancarelle sui cui appoggiare ulteriore merce “arrubbata”.

Dove devo firmare? (citazione di una domanda che se hai fatto almeno una volta nella vita lo scrutatore avrai subito)

p.s.

Vi allego l’articolo pubblicato su “La Sicilia di Catania” del 2007 che ci raccontò come un gruppo di pensionati, io avevo 27 anni, che voleva liberare il mare dai ladri con le cabine. Un pezzo di storia da non dimenticare

Codardi, amici miei!

volpe isnello codardi

Manca pochissimo e finalmente si chiuderanno le partite di governo di tantissimi comuni siciliani. Faccio un appello agli ultimi codardi: esprimetevi

Manca un giorno al voto, in Sicilia c’è grande fermento. La tensione sale, i bar quintuplicano gli affari, l’arancina al burro vale oro, i fischi sembrano fiaschi.

E’ il momento in cui si può attaccare tutto e chiunque, travisarne i momenti, scontornarne le emozioni, i messaggi, i segnali e criticare. Magari chi, ad esempio, ha deciso di mettere la propria faccia candidandosi, oppure perché no, scrivendo. Anche faziosamente come me.

Non è un problema. Il valore della critica resta sempre più alto di un qualsiasi silenzio, resta comunque avulso dal contesto o meglio, dal momento in cui lo si pone.

Si può essere contrari ad una scelta, ne siamo tutti consapevoli. Lo si può essere con decisione. Mai però sottobanco! Utilizzando mezze parole, messaggi subliminali, ipotesi surreali e mezzucci utili a sostenere le proprie tesi. Bisogna urlarle, anche quando tutto questo può attirare palate di merda.

Perché non è la negazione di un confronto a rendere migliori le persone, è l’esercizio della propria coscienza a farlo.

Non serve il livore, non serve il rancore, non serve l’autoproclamazione per sentirsi migliori, se poi, l’unico “essere” che rendete partecipe del vostro intelletto è lo specchio di casa.

Abbiate la forza di non essere codardi, di uscire le emozioni, anche stupide. Anche quando verrete demoliti. Sappiate parlare anche dietro ad una bordata di fischi.

Alla fine, chi perde, è solo chi si nega. Perché non saprà mai il valore delle proprie idee.

L’espressione del proprio pensiero non è un cartello con su scritto “wanted”, è solo la libertà di essere se stessi, al di là di ciò che può pensare qualcuno.

E sentirsi dire ogni tanto “cretino/a” non ha mai ucciso nessuno. Non ucciderà neppure voi.

La doppia preferenza. L’opzione di genere

doppia preferenza di genere

Si torna a discutere in Sicilia sulla preferenza di genere. L’Udc punta ad abrogare la norma, le associazioni insorgono. Cosa penso

Stamattina ho trovato questa notizia in rete. In poche parole, un Onorevole dell’ Udc siciliano ha richiesto che venisse abrogata la famosa e tanto reclamizzata legge che consente ai cittadini di poter votare segnando due preferenze in unica scheda, ma solo nel caso in cui, una delle due espresse, sia data ad una donna. Ovviamente si è scatenato un putiferio; associazioni e sigle di qualunque estrazione si sono mosse per fare scudo contro l’iniziativa del parlamentare e probabilmente riusciranno anche nell’intento di fermarla.

Onestamente sono convinto che le donne non abbiano bisogno di una preferenza di genere per essere elette. Sono in gamba, intelligenti e capaci da non dover necessitare di espedienti normativi per arrivare all’elezione. Ma questo è il paese del politicamente corretto, dove per affermare un principio di equità si interpreta il diritto di partecipazione.

E’ una norma che non mi è mai piaciuta e che abolirei. Il compito di partecipare al dibattito, alle liste, al governo, deve essere delle donne, senza che una legge stupida lo imponga.

Diversa invece è l’autonomia dei partiti che possono dotarsi di tutti gli strumenti interni utili a regolare la democrazia e la rappresentanza del proprio partito. La selezione va lasciata a loro, senza la necessità di un intervento normativo a far da “schermo”.

Penso che non ci sia neppure da discutere, ancora, su questo. Roma, Torino, lo stesso Governo Renzi, hanno una rappresentanza significativa, senza che nessuna legge sia intervenuta a “finta tutela” della categoria.

Adesso, attaccatemi pure.

-2 to Vote (Stancheris)

Video amatoriale dal comitato Stancheris.Divertimento in movimento. -2 to vote !

Continua la marcia del comitato di Michela Stancheris verso il voto per il Parlamento Europeo. I ragazzi, non ancora appagati dall’esperienza, vengono colti di sorpresa durante lo svolgimento delle attività elettorali.
L’autore, cioè io, giura che nessun volontario è stato maltrattato durante le riprese di questo filmato.

-2 to Vote from CarmeloDG on Vimeo.

Orlando ed il primo anno da “leone Ciccio”

Cracolici lo definì il vecchio leone Ciccio di Villa Giulia, ma lui vinse le elezioni con il 70% dei voti al ballottaggio

orlando il leone ciccioDefinito da Cracolici il Leone Ciccio, immagine dissacrante di un leone vinto dalla vecchiaia ed incapace di graffiare, come appunto il felino dimenticato di Villa Giulia, giusto un anno fa, veniva eletto Leoluca Orlando.

Sarà come non sarà, ma il leone Ciccio, in barba all’opinione politica, riuscì a dare l’ultima graffiata, anzi timpulata, di quelle che fanno molto male. Se lo ricordano il partito Democratico e quei “compagni” resi ciechi dall’esercizio “onanistico-mentale” dell’auto consacrazione.

Me, ahimè, compreso.

Ma un anno, anche a Palermo, è un periodo congruo per fare bilanci e dunque proverò ad analizzare l’operato di Ciccio Leone l’eterno.

Partendo dall’assunto che un paio di mesi fa già parlai di una politica di città completamente addormentata e nascosta all’opinione pubblica, vorrei riprendere qualche tweet che scrissi alcuni momenti dopo la vittoria del “Sinnacorlando”. Giocai molto sul parallelismo con gli anni ’90, già passati ruggenti momenti del tre volte Sindaco.

Con “Luca” di nuovo in sella, tutto ci riportava proprio a quegli anni: tornavano in Serie A il Pescara e con lui Zeman, Frizzi presentava Miss Italia, Claudio Fava aveva perso qualche elezione ed io avevo addirittura appena ritrovato il conopalla in una bottega di Atene.

E poi c’era lei, la cultura del sospetto, da sempre cavallo di battaglia del professore; “il sospetto è l’ anticamera della verità” diceva citando qua e la santi e filosofi del pleistocene. La usò benissimo anche in questa campagna elettorale tuonando ai brogli ed ai complotti, annientando di fatto le già inutili primarie del centrosinistra e candidandosi pur “avendole perse” in associazione temporanea di scopo con Rita Borsellino (BorsOrlando).

Dulcis in fundo “la Rete”, anche questa volta, forse caricato dalla vittoria, il sospettoso Sindaco ha in mente un suo nuovo soggetto politico che nascerà dallo sviluppo di una serie di incontri intitolati la retitudine2018. Insomma sono passati vent’anni ed i parallelismi storici tra la vita di Orlando e gli avvenimenti sembrano correre su di un unico binario. Persino il calcio, con la retrocessione del Palermo, ha voluto concedere un omaggio alle coincidenze.

Tornando ai risultati, considerato anche il momento storico in cui viviamo, potremmo affermare che, oltre all’immobilismo di un consiglio comunale silenzioso, quasi anonimo al momento, poco ha fatto o potuto fare l’attuale amministrazione. Non penso vi siano colpe riconducibili ad un cattivo operato del Sindaco e alla sua Giunta. I problemi più gravi però sono restati ed alcuni sono precipitati.

L’ Amia ad esempio è fallita, bellolampo ha ancora una volta esautorato gli spazi per il conferimento dei rifiuti e non si sa il destino dei lavoratori dell’azienda.
I precari ogni giorno rivoltano la città, quasi che fosse una guerra civile, ed in questo casino non si capisce bene quali siano gli interlocutori che dovrebbero risolvere i problemi. Il sindaco scarica le responsabilità sulla Regione e la Regione li rimpalla all’amministrazione comunale.

Passando alla cultura non sono giunte voci di rivoluzione, anzi gli ultimi provvedimenti sui locali pubblici hanno causato non poche grane ai gestori. Anche se, a mio avviso, un minimo di regole andavano applicate.
Sul welfare al momento nessuna novità, mi incuriosisce molto il fatto che siano spariti dall’agenda delle manifestazioni di protesta i senza casa.

Sarà un caso.

Anche le attività produttive non se la passano meglio; hanno chiuso quasi tutti i grandi marchi storici della città, l’ultima in ordine di tempo la catena di librerie Flaccovio. E se a qualcuno non è chiaro, questi sono posti di lavoro e tasse che la città perde per sempre.

Non ci resta dunque che sperare.

Nel frattempo al “Sinnacociccio” do una dritta presa dai miei tweet di maggio: acquistiamo due azioni di facebook e ci infiliamo 500 precari. Forse non se ne accorgono.

Per i più curiosi ecco i tweet di maggio 2012.

Leoluca Orlando, Zeman e poi il Pescara in A…minchia siamo tornati negli anni novanta senza la macchina del tempo #BacktotheFuture

#OrlandoèsindacodiPalermo mangio un pacco di cicciopolenta a 50lire ed ho trovato la figurina di Ciccio Baiano in viola

#OrlandoèsindacodiPalermo ed il conopalla é aumentato a 800lire! Mia madre non mi lascia Mario Bross sulla mia nintendo

#OrlandoèsindacodiPalermo ed io ho solo 500lire, mi posso permettere solo un ghiacciolone alla cocacola o limone

#OrlandoèsindacodiPalermo ed il calippo é così in voga che quello della marca concorrente per vendere ci mette dentro una ciunga a pallina

#OrlandoèsindacodiPalermo ho scritto un bigliettino “ti vuoi mettere con me – si/no” alla mia compagna

#OrlandoèsindacodiPalermo ed io che ho perso faccio il #simpa, perché in fondo in fondo c’è chi sta peggio

#OrlandoèsindacodiPalermo ed ha comprato due azioni di facebook per infilarci 500 precari

La verità però è che #OrlandoèsindacodiPalermo perché ancora un discorso lo sa fare

scritto per Fascioemartello.it il 27 maggio 2013