Ragionamenti sul domani, il ritorno delle seconde case.
Finita l’emergenza covid-19 succederanno molte cose, tra queste, arriverà l’estate e riemergeranno vecchie abitudini.
In questo momento pensare al futuro sembra lontano, difficile, ma torneremo ad una forma di normalità e abbiamo l’obbligo di immaginare cosa accadrà.
La prima tappa di questo percorso, a mio avviso, sarà la necessità di riconquistare la serenità, la libertà e alcune forme di “svago” dimenticate.
Quelli come me, assaporano ancora le estati felici passate nei paesi, nelle campagne, nelle piccole case al mare e legano i propri bisogni di libertà, alla normalità di quelle vacanze, di quei ritmi, di quello stile di relax.
Dopo questa esperienza di clausura forzata, causa di stress, molti di noi torneranno mentalmente e fisicamente a voler riassaporare quelle estati lì (anche perché mancheranno risorse e volontà per altro tipo di vacanze).
Ai Sindaci, agli amministratori, associazioni dei tanti luoghi un tempo meta di turisti da seconda casa, penso in particolare alle Madonie, auguro di mettersi in moto sin da ora per riuscire ad offrire al più presto servizi (es. connessioni internet pubbliche, servizi navetta), attività, parcheggi, biblioteche, aree verdi, piste ciclabili, aree giochi, ma anche, se possibile, finanziamenti per ristrutturazioni private, incentivi, e quant’altro per permettere loro un felice ritorno nei paesi d’origine e sfruttare al meglio un’occasione irripetibile per il rilancio dell’economia di tanti borghi dimenticati
Tag: Madonie
Liberi e Uguali nella forma
Al comitato organizzativo Liberi e Uguali di Palermo
Scriviamo questa nota per comunicare che il comitato “Madonie Possibile” non intendere prendere parte, momentaneamente, ad iniziative politiche riguardanti l’aggregazione Liberi e Uguali in vista delle elezioni politiche del 4 marzo. In particolare non ci sarà alla futura iniziativa del 28 Gennaio del teatro Santa Cecilia che vedrà la partecipazione di Pietro Grasso.
All’interno di Possibile è aperto un dibattito sul da farsi alla luce di scelte assunte e imposte da altri che ci impediscono, al momento, di proseguire serenamente il processo elettorale di “Liberi e Uguali”.
Ci dispiace dover disattendere gli impegni presi con gli elettori e ovviamente ci dispiacerebbe continuare a disimpegnarci per motivi che non riguardano una volontà esclusivamente territoriale. “Liberi e Uguali” deve essere un contenitore partecipato e non esclusiva gestione dei “pochi”, elemento che deve continuare a distinguerci.
Cordiali Saluti
Carmelo Di Gesaro
Responsabile Madonie Possibile
Palermo lì 25 Gennaio 2018
Madonie, Possibile!
Siamo stati sempre bravi, anzi coerenti, nel trovare posizioni su cui dividerci. Quando si avvicinano le elezioni diventiamo quasi dei tacchini nelle settimane che precedono il giorno del ringraziamento; cominciamo a guardarci intorno cercando i compagni “ca spirieru”.
Minchia, si futtieru a Tancredi!
Ora in un contesto di normalità, questo, di per sé non è un male. Cioè ognuno è libero di seguire la propria coscienza, il proprio istinto. Persino quello di farsi cucinare in un brodo di arance.
E’ una scelta. La condivido e l’apprezzo persino. Soprattutto con le patate.
Il punto è che le idee diventano valide attorno ad un confronto, non accanto ad un contorno. Si diventa squadra attraverso lo scambio, la condivisione.
Fuggire non è mai una soluzione.
Cercare piatti da portata più comodi neppure!
Questa del 26 novembre e adesso il 3 dicembre a Roma sono per noi quell’occasione! Staremo insieme per costruire e condividere, allargarci e allontanare da noi il pregiudizio di un conclave di soliti noti. Siamo qui per mettere sullo stesso tavolo posizioni, in alcuni casi differenti, ma che hanno come prospettiva la stessa direzione.
La stessa che ci vede unilateralmente coesi e lontani dal percorso intrapreso dal Partito Democratico nazionale e per ricaduta da quello siciliano. Siamo infatti tutti d’accordo nel non poter individuare in provvedimenti come il jobs act o l’eliminazione dell’art 18 un profilo nemmeno lontanamente avvicinabile al nostro. Figuriamoci poi accordi con Alfano e neocompagni.
E su questo, ad onor del vero, eravamo tutti d’accordo già da tempo. Almeno così sembrava.
Lo abbiamo dimostrato con il dato sul referendum e fino al risultato di queste regionali, dove, senza il progetto “cento passi”, di unione e di percorso a partire dal nome, saremmo rimasti senza rappresentanza per altri cinque anni.
Adesso l’occasione si ripresenta, noi chiaramente non siamo ladri, ma capiamoci, non dobbiamo essere manco scemi. Dobbiamo esserci, parteciparvi! Insieme, forti, uniti e aperti nell’accogliere le tantissime esperienze civiche e di territorio che ci sono o che arriveranno.
Su questo presupposto, personalmente ed insieme ad alcuni amici, abbiamo deciso di far nascere, dopo una lunga esperienza civica e grazie anche al forte supporto e all’amicizia di Pippo Civati, un comitato di Possibile, Madonie, che fosse principalmente una proposta nata da una richiesta di territorio. Trovate qui alcune informazioni utili.
Come? Rivolgendoci apertamente alle Madonie con l’intento voluto e sognato, del rilancio strategico di quei luoghi. Dei nostri luoghi. Anche in funzione della città.
Le Madonie sono vicine e lontane dalla città, per modi di vivere e per peculiarità territoriali. Sono un polo attrattivo dimenticato sull’onda della speculazione turistica degli anni ‘80 e ‘90.
Vivono un contesto di isolamento sostanziale, fatto di strade impercorribili, collegamenti pubblici casuali (non scherzo, vi ricordate questa?) e risorse economiche ormai al limite della sopravvivenza. Sono terra di emigrazione e di emarginazione culturale. Fatta eccezione per Gangi, Castelbuono e Petralia, troviamo paesi desolati, spopolati e destinati al fallimento esistenziale.
Allo stesso tempo però questi territori hanno dato un grande segnale politico, in particolare alla lista “cento passi” durante le ultime elezioni regionali; ci sono stati elettori e voti, ci sono voci disposte a parlare e ragazzi motivati a restare nella propria casa.
Adesso sentirete sempre più spesso parlare di “rilancio delle madonie”, forse, anzi ne sono sicuro, vi è già capitato di parlare con qualcuno che sembra interessarsi di questa “regione” nella regione.
Purtroppo e per fortuna non è un caso.
Purtroppo perché stanno arrivando fondi e risorse comunitarie che qualcuno ha interesse di manipolare e gestire.
Per fortuna, perché se si sapranno spendere, allora, le Madonie torneranno per davvero. Smetteranno finalmente di essere il dormitorio delle stelle e la cena di cinghiali e daini selvatici.
Questo è un compito che abbiamo affidato agli amministratori locali, i primi, nel prossimo futuro, ad avere la responsabilità sui soldi e sulla vigilanza della spesa.
Ci auguriamo che vengano spesi per il destino dei paesi che amministrano e non per le persone che sperano di gestire.
Una proposta anche questa, che non sarà di isolamento e di nicchia.
Possibile Madonie è una proposta che vedrà collegata la montagna e il mare, i giovani e le donne, gli anziani e i ragazzi, principalmente su idee e progetti, che non resteranno però soltanto intenzioni e letteratura da social network.
Hasta la frittura siempre!
Forse l’ultima volta che ho usato il bus da Isnello a Palermo è stato tra il ’93 e il ’94. Non è cambiato nulla, manco il freddo delle 5.45.
Lo stesso, che dieci minuti dopo l’arrivo alla fermata mi ha già consumato le scorte di fazzolettini, un polmone, la pettinatura alla Little Tony e attivato la collezione di malattie invernali per l’anno 2018.
Non è cambiata neppure l’abitudine di sapere di cipolla in piena alba, come se a friggere le persone fossero i primi raggi del sole. Un olezzo da competizione. Un po’ come vivere sopra ad una friggitoria pakistana stretta, lunga, buia e, soprattutto, puzzolente. Solo che non sei stato tu a scegliere d’entrare, ma il destino ad assegnarti il vicino imperfetto per te.
Un modo certo per portarsi via il secondo polmone e la sicurezza che oggi non avrai mal di testa. Amen.
Ma se ancora hai una speranza, nel momento in cui stai valutando se dormire o no, acchiana idda: chidda ca parra siempre. Saluta tutti, bacia e abbraccia pure la ruota di scorta, fa due volte il giro dell’abitacolo fino poi a tornare in prima fila a guidare lo scassamento di minchia e disturbare non il conducente, ma l’intero sindacato degli autisti.
Un modo come un altro per lasciare un testamento di confessioni futili del tipo: me marito è tignuso, ma a matina s’ave a fare u shampoo.
Buttana ra miseria.
E qualora ve lo stesse chiedendo, il mezzo, stamattina, profumava di pulito, di brezza madonita, un’odore inconfondile che a me tanto ricorda il sapore dei miei nonni. Ergo, un mu puozzu scurdare!
Hasta la frittura siempre!
Abdicazione, amica mia!
Ieri ad Isnello, il discorso di “arrivederci”, anzi di abdicazione, di Pino Mogavero, storico ed incontrastato “Lìder” della comunità madonita.
Amici ed amiche, come si direbbe ad un comizio che si rispetti, ieri sera, dopo 35 anni di politica attiva e 25 da amministratore , Pino Mogavero, stella del firmamento, e non lo scrivo a caso, ha ufficialmente abdicato al ruolo di Sindaco di Isnello. Abdicato, un termine che pure non uso a sproposito. Mogavero infatti è il bello ed il cattivo tempo della comunutà, l’uomo ovunque, immagine riconosciuta e riconoscibile di questo paese, piccolo, come ama ribadire il suo possibile successore Marcello Catanzaro, ma cazzuto.
Con Pino ci siamo cresciuti un po’ tutti, vuoi per il suo ruolo medico, vuoi perchè fa pure il ginecologo, vuoi perchè in paese ci si conosce tutti, nella storia di Isnello, il suo percorso, in ogni caso, resterà impresso. Un uomo a cui hanno dedicato un asteroide, non scherzo e ultimamente una pizza, qua scherzo, ma non troppo (pizzeria La Brace, pizza “Gal Hassin”).
25 anni, ci sono Re, Imperatori e Papi che sono durati molto meno. 25 anni fatti di politica, polemica e parzialità, e non lo dico come accezione negativa, anzi, bisogna riconoscere, con una certa invidia, la costanza con cui ha perseverato nel mantenere la sua visione sempre parziale, sia nelle scelte che negli uomini. Perché appunto, all’Imperatore Isnellese, tutto si può dire, tranne di essere stato un incoerente.
Burbero, scontroso e non avezzo all’incontro con la piazza. Uno stile quasi da “macho” della politica, irreplicabile per certi aspetti. Un uomo da saloon piuttosto che da salotto, all’estremo opposto a qualsiasi regola dell’immaginario da politico all’italiana. Niente “carissimo”, niente sorrisi e strette di mano, figuriamoci baci sulla fronte a bambini issati su da genitori in cerca di miracolo, al massimo un “vaffanculo” a denti stretti, tra una tirata di sigaretta e l’altra, mentre spulcia distrattamente un documento, una ricetta medica o l’ultima lettera di congratulazioni ricevuta dalla Nasa.
Insomma uno a cui orgogliosamente non gliene fotte nulla del prossimo, inteso come elettore (della coltivazione dell’elettorato, mi correggo) , ma che è riuscito a crearle un dominio sul territorio di cui dovremo tenerne conto prossimi 20 anni.
Sicuramente, per esempio, per l’ostinazione che lo ha portato a realizzare, tra le frasche delle Madonie, un Parco Astronomico, “Gal Hassin” ritenuto dalla comunità scientifica internazionale, di importanza strategica per la ricerca. Un polo, come ha sottolineato ieri dal palco di Piazza Mazzini lo stesso Mogavero, in grado di pesare sull’intero futuro di Isnello. E la cosa stupefacente è che ha ragione! Volente o nolente questa struttura ormai esiste e sarà sempre al centro del dibattito cittadino in futuro, anche perché, pensate un po’, sarà lui, con molta probabilità, a gestirla. Come già nel presente e nel passato. Insomma, come ha tenuto a precisare nell’addio commosso, Lui ci sarà. Per sempre, nell’eternità. Che lo vogliate o no.
Carusi, amici miei (questo post non andrà su Balarm)
l’11 giugno si vota anche ad Isnello. Io sto con Marcello Catanzaro
Cos’è, cos’è
Questa vita fatta ad esse
Tu giri col calesse
Ed io non c’è l’ho
Cos’è, cos’è
Questo padre che comanda
Mi vuole alla filanda
Ma non insieme a te
Cos’è, cos’è
Questa grande differenza
Se non facevi senza
Di questi occhi miei
Perché, perché
Nella mente del padrone
Ha il cuore di cotone
La gente come me (La Filanda – Milva)
L’undici giugno la Sicilia è chiamata al voto, ne parlo da un mesetto su Balarm, raccontandovi i fatti di casa nostra (Palermo). Tra le cose, è doveroso dirvi che esiste ancora una provincia, anche se nessuno ve lo racconterà mai (cit.). Tra i comuni al voto infatti c’è anche Isnello, paese delle Madonie da 1500 residenti, 42 volpi, 73 pecore, 50 vacche, 2 tori, 1 pappagallo, 1 Parco Astronomico, 2 candidati Sindaco ed imprecisati cinghiali.
Nella valle, cinquecentometri dal livello del mare, si sfidano Marcello Catanzaro, avvocato, 36 anni, amico mio e Maria Grisanti, pensionata della Regione Siciliana che non ho mai incontrato.
Ora il fatto potrebbe sembrare irrilevante, in effetti lo è, però Marcello è vero amico mio e lo sostengo affettuosamente. Dunque questo è un mezzo endorsement per la sua candidatura, di quelli sinceri, non a pagamento, neppure sponsorizzato di quelli che ci metti cinque euri nella postepay e ti senti su postalmarket.
E’ infatti con questo spirito che seguo informalmente i progressi verso la poltrona di primo cittadino della città che diede i natali a mio padre, a mio nonno, un altro paio di parenti ma anche ad uno dei quattro Sindaci di New York d’origine italiana, Vincent Impellitteri.
E di Sindaco in Sindaco, voglio raccontarvi perché quella di Marcello è una candidatura che poi così irrilevante non è.
Le Madonie ed in particolare Isnello, stanno vivendo un trentennio buio e scappare, è l’unica forma di resilienza alla vita rimasta. Un duro “nonsense”, persino da scrivere.
Ci troviamo in un territorio fantastico, dove natura e progresso possono coesistere sotto forma di turismo, di economia, di qualità della vita, da far invidia a qualsiasi paradiso montano d’Europa.
Eppure nessuno, in questi decenni, sembra essersi posto le domande e men che meno trovato le risposte, per invertire una tendenza che ha visto svuotare le case, impoverire le attività commerciali e intristire persino i clown della domenica pomeriggio. Uno scenario di quelli che Sergio Leone ci avrebbe messo due pistole, due occhi azzurri ed un mozzicone di sigaretta pendolante da una bocca pelosa ed è subito cinema.
Quando Marcello mi comunicò la possibilità di potersi impegnare in prima persona, dunque, esultai come ad un gol di Roberto Baggio ai mondiali del ’94. Anche perché la nostra Nigeria si chiama Sicilia ed i supplementari ormai sono scaduti da un po’.
Vi spiego anche perché.
Intanto la motivazione. Finalmente ci sono delle persone, impegnate e quasi tutte al di sotto dei quarant’anni, pronte a mettersi in gioco per la propria comunità. Potrà sembrare banale, ma ad Isnello non v’è un ricambio generazionale da che il Papa Giovanni Paolo II era stato appena eletto, l’Italia vinceva i mondiali dell’82, Pertini era Presidente e in Sicilia coppola e lupara erano uno stereotipo all’avanguardia.
Attorno a Marcello infatti si muove una possibile nuova classe dirigente di cui Isnello avrebbe veramente bisogno. Toccherà a loro, mi auguro, ricostruire quel sentimento di comunità che si è perso come una nuvola tra le stelle di una notte di San Lorenzo.
Le premesse ci sono e si può riuscire solo se la squadra funziona. Ecco perché è importante che “PartecipazionEImpegno”, evocativo nome del gruppo politico legato a Catanzaro, tra le imprese, abbia quella di non disperdere la forza del collettivo che in questi mesi ha saputo dimostrare.
L’uomo solo al comando, l’uomo che si addossa tutte le responsabilità lo abbiamo vissuto. Ce ne siamo lamentati tutti ed è anche ora di finirla.
E qui, pare, che la storia non si ripeterà. In “PartecipazionEImpegno” ci sono professionalità, storie e diversità, persone che si propongono per dare valore alla propria presenza.
I programmi, quei maledetti programmi.
Da anni si parla soltanto di “Parco Astronomico” e “Parco delle Madonie”, come se tutto il resto non fosse funzionale alla vita della comunità. Un po’ come parlare dello sviluppo di una società romana, senza mai citare acquedotti e strade.
La novità è che si stanno incontrando le persone, i giovani, gli anziani, i commercianti, insomma la popolazione. Non si può infatti prescindere da questo per avviare un percorso ragionato sui programmi.
Da Marcello, dai suoi, mi aspetto soprattutto innovazione, intuito nelle scelte derivate, una rivoluzione impattante per tutte le categorie sociali, che passi dal percorso già avviato e che non si dimentichi la strada. Perché Isnello non è soltanto una cartolina da raccontare per l’investimento legato al “Gal Hassin”, importante, per carità, ma c’è di più. E’ storia, tradizione, cultura. Isnello è una casa che aspetta residenti, investimenti e una bella ristrutturazione slegata dall’invasione del cemento.
Questa, dunque, sia un’occasione decisiva per avviare un trattore rimasto nel capannone per troppo tempo. Lo meritano gli Isnellesi, lo merita Isnello.
Ecco perché l’11 giugno, prima di andare al mare, in campagna o sdraiarvi sulla panchina, sarà importante passare il tempo necessario tra le pareti della vostra sezione elettorale.
Forza Marcello, forza “carusi”.
Le madonie, la mia casa
Le Madonie in alcune immagini a me molto care. Una clip di pochi secondi
Le Madonie, Isnello, sono un pezzo del mio cuore. Gli ulivi, gli abeti, l’acqua, amore abbandonato da tutti e da tutto. Perché continuare ad ignorarle? Proviamo a recuperarle!