Torna il diario di un disoccupato, Episodio 15

🎶🎙️🌟 Ascoltatori neomelodici e non, è arrivato il momento di raccontarvi come sono diventato un canazzo di bancata grazie a un colpo di fortuna! Una storia avvincente che non potete perdervi.

🔥🍀Dopo il racconto, vi attende una breve chiacchierata con il Direttore del quotidiano La Stampa, Massimo Giannini. Parleremo del tema “Tiktok: quale strumento per combattere la disoccupazione?” Saranno spunti interessanti che non potete assolutamente perdere!

💼💭Inoltre, non potremmo iniziare meglio l’episodio senza la fantastica musica d’introduzione. Il talentuoso artista Santy Agliata ci ha regalato un’esclusiva con il brano intitolato “Dimme ca me vo bene”. Preparatevi ad immergervi in questa melodia unica, creata appositamente per il Diario di William Galt.

🎶📔Non lasciatevi sfuggire questa imperdibile puntata! Cercate “Diario di un Disoccupato” su Spotify e lasciatevi coinvolgere dalla mia avventura e dalle interessanti conversazioni che vi aspettano.Link in bio per l’ultimo episodio! Preparati a vivere un mix di emozioni e a scoprire nuovi aspetti della mia vita.

#DiarioDiUnDisoccupato #StoriaVera #CanazzoDiBancata #ColpoDiFortuna #MassimoGiannini #Tiktok #Disoccupazione #Musica #SantyAgliata #Esclusiva #Podcast

Il link al sito: https://www.williamgalt.it/2014/06/diario-s1-g15-tu-quindici-anni/
Il link spotify: https://open.spotify.com/episode/4LdSJFobgOyLbpIxfepBLg

Festa e lavoro nell’Italia di oggi

<<L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione>>

L’articolo 1 della nostra costituzione è la perfetta fotografia di ciò che ogni Paese libero dovrebbe essere; costruito sul lavoro e governato dal popolo.

Le crisi, le emergenze, la globalizzazione spietata, l’indifferenza ci portano spesso lontano dai principi cardine che guidano questa Nazione dal 1946, gli stessi che consentono l’esercizio di una vita libera, democratica, serena.

Il mio pensiero è rivolto chiaramente ai quanti in questi mesi hanno perso la propria autonomia a causa della perdita del lavoro, ai tanti che quel lavoro non ce l’avevano e ancora, ai tanti che quel lavoro lo auspicano da sempre per vivere la propria libertà. La mancanza di lavoro è la più grande schiavitù di questo tempo; è emarginazione, è umiliazione, è privazione della dignità personale e molto spesso familiare.

Il lavoro è il vero collante di una società!

Dimenticare il lavoro in ragione di una qualsiasi altra priorità, è un male per la salute della nostra democrazia, delle nostre istituzioni, della nostra amata Repubblica Italiana.

Le “start-up” hanno rotto il cazzo

start-up hanno rotto il cazzo

Le start-up hanno rotto il cazzo, ve lo dico senza un minimo di preoccupazione sulle “ritorsioni” che subirò per questa affermazione. Le start-up, che in Italia poi sarebbero le attività, tutte, che stanno cominciando un percorso d’impresa, sono state per un lungo periodo la panacea dell’imprenditoria. E se questo di per sé non è un male, ad aver sinceramente rotto i coglioni è stato l’abuso dell’inglesismo.

“Ho una start-up”, ad un certo punto, è stato come dire c’ho la minchia di venti centimetri. Improvvisamente tutti hanno cominciato ad avercela lunga e ancor peggio a spiegare agli altri come avercela ancora più lunga. Una corsa all’allungamento del pene che non si vedeva dai tempi dell’esordio della mailing list.

A Palermo poi si è totalmente confuso il concetto di start-up, dove aziende con un decennio di attività si continuavo a definire “startuppers” di belle speranze. E ci guadagnavano pure. Certo nel 2008 faceva figo, poi di cinquantenne col sigaro.

Uno start-up d’impresa dura più o meno tre anni, mettetevelo in testa. Dieci no. E poi, sappiatelo, per definirsi “startupper” bisogna che la vostra impresa abbia una forte innovazione imprenditoriale. L’impresa delle pulizie è una start-up soltanto se riesce a lavare i pavimenti con la forza del pensiero. Sennò no, è solo una nuova impresa di pulizie.

Sentir parlare di “start-up” all’italiana mi fa letteralmente venire il vomito. Non scherzo. Ogni volta che qualcuno ne parla, distolgo sguardo e mimetizzo la presenza. Vado via. E’ capitato anche che mia sia alzato da tavoli, trattative e conferenze.

È ipocrita, come è ipocrita questo sistema di “presunta” impresa. Si è voluto fare credere alle persone che si poteva creare lavoro, diventar liberi e ricchi, senza spiegare a nessuno come e perché.

Da un certo momento in poi tutti volevo essere dei “Gates” e degli “Jobs” indossando maglioni a lupetto ed occhiali quadrati, dimenticando di vivere in un paese con regole e burocrazia del medioevo.

E se ancora non bastasse, nessuno ha spiegato loro i guai che una scelta del cazzo avrebbe comportato alla loro famiglia. Debiti, erosione dei risparmi e conseguente distruzione della serenità.

Oggi si piangono “startuppers”, domani soltanto dei disperati.

10 cose da fare dalle 4 alle 5 del mattino

10 cose da fare dalle 4 alle 5 del mattino

Tra le 10 cose da fare dalle 4 alle 5 del mattino, la prima, indubbiamente, sarebbe dormire, ma nel caso in cui, come me, dobbiate alzarvi per necessità lavorative, allora eccovi un elenco di proposte utili per svegliarvi e cominciare la giornata al meglio. Quasi.

1) Spegnere la cazzo di sveglia che suona ininterrottamente da 20 minuti;

2) Chiudersi in bagno sperando in una bolla temporale che vi riporti all’età di 8 anni, quando l’unico motivo che avevate per svegliarvi era finire il cioccolato nella dispensa;

3) Uscite dal bagno;

4) Una volta vestiti evitare di pensare che giunti all’esterno la temperatura non sia poi così tanto fredda. Sarà freddissima!;

5) Mettete nel portafoglio monete e banconote di piccolo taglio;

6) In auto sintonizzatevi con qualcosa di rilassante, nel mio caso prende solo radio Maria, quindi la spengo;

7) Cercate un bar aperto;

8 ) Se fate un lavoro molto movimentato evitate il cappuccino, non si sa mai;

9) Quelle belle bionde al bancone sono esattamente ciò che pensate. Quindi evitate di prestare attenzione agli ammiccamenti. Con questi occhi da cinese cerchiati come un panda, anzi, una Panda, sarete attraenti solo per uno sfascia carrozze ;

10) Pagate con le monete di piccolo taglio. Quanti caffè può aver venduto un’attività aperta da 10 minuti per avere il resto alle vostre cento euri fiammanti di bancomat?

Una volta usciti dal bar sarete pronti per entrare a lavoro freschi come un salume appena uscito da un frigo.

Guddemoring!

Lavorare in Amazon a Passo Corese

Prima dell'alba amazon salvo sottile

Prima dell'alba amazon salvo sottileIl 29 ottobre 2018 è andato in onda un servizio di Salvo Sottile per la trasmissione “Prima dell’alba” (qui il video) che ha raccontato la filiale di Amazon a Passo Corese (frazione di Fara in Sabina), in provincia di Rieti. Per i curiosoni, dal minuto 9.55 ecco la struttura ed i suoi dipendenti.

Rispetto le domande che verranno:

a) ad Amazon si guadagna poco?
“Il giusto” è la risposta vera. È pur sempre un lavoro da catena di montaggio, operai. Quindi sì, è il giusto.

b) ad Amazon ti controllano per andare in bagno?
No! Devi comunicarlo ad un collega e puoi andarci tutte le volte che ti serve. Ovviamente non devi abusare del tempo.

c) ad Amazon si fa fatica?
Mi pare ovvio! E’ un lavoro di magazzino, si scarica, si scarica.

d) ad Amazon il ritmo è frenetico?
E’ normale, non credo ci siano lavori di “catena” lenti. Ma non è un dramma. Ci si abitua.

e) ad Amazon si fa amicizia?
Sì. Come in qualsiasi luogo in cui due o più persone si ritrovano in una stanza.

f) ad Amazon si lavora di notte!!! Oddio!
E’ il mio turno preferito! Esco e faccio colazione con i cornetti caldi. Vado a letto e dalle 14 fino alle 22 posso fare quello che mi piace.

g) ad Amazon ci sono persone di qualsiasi età?
E’ verissimo! Amazon non discrimina per sesso, religione, età, peso, esteriorità e per nessun’altra ragione.

h) ad Amazon si realizzano tutti i sogni personali?
Al momento non saprei rispondere. Certo se ti trasformano il cartellino da verde a blu, probabilmente sarà così.

i) ad Amazon si è contenti?
Personalmente lo sono.

p.s.
Come avrete potuto notare so l’alfabeto.

p.s. 2
Salvo Sottile hai posteggiato nel modo sbagliato!!

p.s. 3

Ad Amazon puoi andare vestito come ti pare, ed io vivo in tuta.

Un pensiero per i genitori della mia generazione

Tra cinque anni

Un pensiero per i genitori della mia generazioneCosa resterà degli anni ’80, ma ancor di più, cosa resterà alla classe ’80?

Una riflessione, un dialogo avuto principalmente con la mia mente. In solitaria, come sono solito fare.

Una rivoluzione, forse, tra 5 anni arriverà. Forse, sia chiaro.

Nel momento in cui cominceranno a morire i genitori dalla classe ’80 in poi, sorgerà un problema sociale che avrà un impatto che in qualche modo si ripercuoterà sul sistema politico nazionale e, spero, nelle piazze.

Diciamoci la verità, fuori dai denti, i nostri genitori ci campano; in qualche forma, in qualche modo, in qualche misura. Che sia una casa regalata, una paghetta extra stipendio o l’intera quota di sussistenza in vita, Mamma e Papà, sono lì, a prendere il ruolo dei nonni, ormai scomparsi da tempo.

Prima del 2007 mai avevo pensato di trovarmi in una così tragica posizione nel futuro. Ho lavorato fin da quando avevo 19 anni, sempre. Anche due tre lavori nello stesso momento, accumulato contributi previdenziali fino al 2013. Poi niente, il silenzio. Ecco, il futuro. Un silenzio senza pause, un universo circondato da meteoriti e rottami spaziali.

Come me tanti quasi quarantenni, sono prossimi a restare orfani, oltre che di un reddito, anche delle proprie famiglie. Un cambiamento epocale che porterà anche i miei coetanei a farsi delle domande; a contare i danni di questa seconda Repubblica.

A prepararsi alla discesa in campo. Già, sarà per forza così. Quando cominceranno a toglierci le case, le auto e quel poco di consolidato che abbiamo, allora presumibilmente, arriverà il momento di schiodare il cervello dal chiodo.

Ma prima ancora che a quei rincoglioniti della classe ’80, è ai loro genitori che rivolgo questo mio pensiero. Agli stessi che fino ad adesso, inerti, hanno pensato alle loro pensioni, al mantenimento dei piccoli privilegi ed anche ai loro fottutissimi figli.

C’è un problema serio da far capire a quella generazione, la stessa che fino ad ora ha fatto spallucce pensando che una soluzione infinita fosse sempre dietro l’angolo. Facendo finta di non vedere i propri figli ormai adulti continuare a fare una vita da ventenni a quasi quarant’anni.

Una vita da coglioni. Spesso per indole, altre volte per rivalsa (!?!), altre perché pur provandoci, non ci si riesce.

Vi siete mai chiesti se fosse normale tutto ciò? Vi siete mai chiesti perché la maggior parte di loro, per esempio, per comprare un’auto, avesse la necessità di un garante? E perché per comprarsi la casa, ci volesse qualcuno che si intestasse il mutuo e ancora peggio che a pagare gli aperitivi fossero le vostre pensioni.

Fatiche dissipate per un’idea di vita migliore che ha decerebrato una generazione, la mia. Una miglioria, sicuramente, illusoria però, che c’ha resi immuni all’intelligenza, alla riflessione.

Un dubbio, solo uno, veramente non vi è mai venuto in mente che nessuno potrà ultimare di pagare i vostri mutui, i vostri finanziamenti o tra quelli più sicuri, i costi fissi di possesso di un immobile, di un’auto o di qualsiasi altra attuale conquista crediate di aver ottenuto?

E allora, cosa pensate di fare? Sul serio l’ultimo atto di ribellione resterà votare la Lega, tornare a Berlusconi o sentirsi le cagate di Renzi per i prossimi 5 anni?

E’ saltato il tappo. E noi siamo ancora al countdown.

Pensateci bene cari Papà, care Mamme.

Chi pagherà i vostri anni ’80? E i vostri figli…

P.s.

Intanto è di oggi la notizia che Netflix si sia trasformato nel nuovo servizio sociale del futuro. Un cliente è stato contattato a seguito di una anomala abboffata di serie tv. Un tecnico solerte infatti, si sarebbe preoccupato della salute mentale dell’utente alle prese con 63 ore filate di filmati.

Una solidarietà arrivata in streaming (qui la notizia), con  tecnici del web che si prendono cura della salute dei propri fruitori. Un evento che, se vero, sa tanto di rivoluzione appropriata per un popolo di “rincoglionati”.

Uno “psicobabysitting” dal web.

E’ tutto.

Siamo al tramonto, siamo giunti ai titoli di coda
Di una storia unica, una bella musica
Una scelta artistica di origine domestica
E questa storia unica, ha una fine drastica Leggermente comica.
Arrivedorci, arrivedorci, arrivedorci, arrivedorci (Elio e le storie tese – Arrivedorci)

Il lunedì degli inguaribili ottimisti

Quell’orribile sensazione che ti danno le persone felici anche all’inizio di una settimana

Sono sempre intorno a noi. Persino di lunedì, il giorno “no” per antonomasia. Li vedi sorridenti; amano la bellezza del nuovo mattino, affascinati dalla rugiada e commossi dalla brina sull’auto.

Stronzi.

Ti vedono turbato dall’assenza di sonno e dalla malavoglia di ricominciare. Provano in tutti i modi a coinvolgerti; Un caffè, una pacca sulla spalla, persino la battuta sul lunedì!!! Ecco appunto è lunedì!

Non ci scassate il cazzo penso io.

Ma loro no, sono sempre sul pezzo, devono farti sentire partecipe della “contentezza”: che si mangia oggi? Che facciamo dopo il lavoro? Che fai stasera? Quali sono i programmi per questa settimana? Te la fai la partitella dopo lavoro.

No cazzo!!!! Non faccio niente! Penso di essere già fortunato ad aver raggiunto la mia scrivania.

“Ma dai perché sei così antipatico!”

Non sono antipatico! Sono vittima di attacco misantropico sociopatico con evidente depressione e gravidanza isterica.

Non ci rompete di lunedì.