Appuntamento per il 27 settembre 2023 alle ore 10.15 sulle frequenze FM di RadioDoc oppure su Youtube
Categoria: Commenti
Un luogo per supportare questo lavoro
Ci sono diversi modi per supportare economicamente questo sito e i podcast che da 3 anni affollano queste pagine.
Il primo, è lo shopping compulsivo; se siete come me dei collezionisti, troverete sicuramente irresistibile acquistare uno dei miei scarabocchi e i miei libri.
Il secondo, è la donazione senza coercizione; potete fare finta di comprare di tanto in tanto, una copia di lotta comunista in favore della resistenza, la mia (il minimo è 2 euro, mi sono tenuto sul costo medio di 1 litro di benzina).
Entrambi i ricavi saranno per intero destinati alle attività di podcast del #diariodiundisoccupato di William Galt.
Se siete senza piccioli, è gradito il “SEGUI” alle pagine carmelodigesaro, williamgalt oppure di fumettitasci.
Se invece vi ho appallato troppo, ignorate questo post e pagatevi un buon caffè alla faccia mia!
Se volete insultarmi, fatelo lasciando un commento qui sotto.
Io? Scrivo.
Più di un decennio fa, mentre scambiavo due parole con una ragazza cercando di saperne un po’ di più sui suoi interessi, sono incappato in un buco temporale.
Una delle risposte alle mie domande era stata, infatti, “nel tempo libero scrivo”.
A quel punto, dato che ancora gestivo un blog multi-autore, volevo saperne di più perché poteva essere l’occasione per agganciare una nuova scrittrice. Però, quando le chiesi per chi scrivesse o dove, la risposta fu lapidaria: “su MSN”.
A quel tempo non mi era ancora chiaro, ma fu un’anticipazione di ciò che sarebbe successo poco dopo. Da allora tutti scrivono su Facebook, pochi leggono e ancora meno lontano da Facebook (social esemplificativo).
Due anni dopo decisi di chiudere per sempre quel blog, le collaborazioni che avevo all’esterno e allontanato tutto ciò che era stato.
la uallera
Non riesco più a scrivere.
645 fa una tappa in Vietnam
Un pizzichetto di orgoglio e un grande ringraziamento a Gregorio Sambataro e New Horizons aps, per aver portato fino in Vietnam (all’interno della prestigiosa Vietnam Maritime University) il mio 645: una storia d’amore ritratto di un’epoca (che potete ascoltare gratuitamente qui https://www.spreaker.com/…/645-una-storia-d-amore-ritratto).
Gregorio mi tiene sempre vivo il pensiero che l’amicizia tra le persone esiste sul serio.
Grazie
Il calcio amico mio
Mi sono chiesto tante volte come si faccia a perdere interesse per una di quelle “situazioni” che hanno riempito buona parte della propria esistenza. È vero, tutto finisce, si trasforma, ma non ci fermiamo mai abbastanza per riflettere su quanto cambiamo.
Uno di questi cambiamenti epocali è stata la disaffezione per il calcio; mai avrei pensato di perdere una passione che coltivavo fin da bambino e che vivevo come una dipendenza totalizzante in grado di saturare buona parte della mia giornata prima dell’arrivo delle donne.
Se mi avessero detto un giorno ti sveglierai e Gullit sarà soltanto una figurina stropicciata, non c’avrei creduto, pensando d’essere finito all’interno di un surreale racconto di Dickens. E invece è accaduto sul serio. La passione più forte di una gioventù mediamente vissuta, svanita senza un perché.
Fino a vent’anni ero convinto che non si potesse vivere senza il calcio, quello giocato, la quinta essenza della vita vera. Eppure, vent’anni dopo sono qui a parlarne non provando più alcun sentimento. Ho perso qualsiasi motivazione e interesse per uno sport a cui ho dedicato i miei migliori anni, soprattutto dal punto di vista fisico.
Cosa non mi piace in realtà lo so e senza fare un’operazione nostalgia, quello che si è persa è la magia. Il bello del calcio non è mai stato vedere Cristiano Ronaldo con la maglia di una “big”, ma scoprire il futuro Ronaldo con una maglia ancora troppo larga. Il calcio moderno è la negazione di tutto questo: per gli spettatori e persino per i piccoli Cristiano. Diventare un futuro campione ha lasciato il posto alla possibilità di diventare il prossimo impomatato della pubblicità di un deodorante.
La magia si è spenta persino per quel tifo appassionato e speranzoso. La bellezza di veder giocare un Napoli pezzente e diventato grande con Maradona, i colpi di testa di Pierino Fanna col Verona, i dribbling di quel pelato di Lombardo, la fantasia di ragazzo di provincia come Baggio, la forza di una roccia come Vierchowod, sono incantesimi dissolti.
Il bello del calcio era lo stadio con gli amici e sperare che un giorno una squadra di “sfigati” arrivasse sui grandi palcoscenici lottando per qualsiasi vittoria al di sopra della sua portata. Oggi questa speranza in Italia appare dissolta, a differenza per esempio della Premier League dove, recentemente, abbiamo avuto la fortuna di veder succedere il miracolo del Leicester e le grandi prestazioni di squadrette di terza serie in F.A. Cup.
Qui, tra mille scandali, la scomparsa del “bandiere”, la morte dei numeri dieci e dopo le iniezioni di calcio a qualsiasi orario, viene a mancare l’emozione che legava a quel pallone. Ecco, forse, sarebbe il momento di tornare a un calcio di periferia, più naturale, meno illuminato, più sporco di uno sporco fatto di terra ed erba e non di pomate per capelli.
Sono un amante disinnamorato e per tali ragioni, per tornare a farmi amare, dovrete toccare le corde della semplicità, della strada, quella che ha legato milioni di sportivi ad un gioco in cui 11 uomini, e adesso anche donne, sfidano altri 11 uomini o donne alla pari, dove le telecamere quindi sono una finestra sul mondo, non la struttura portante di quel mondo.
Ciao Calcio, amico mio.
P.s.
Nelle prossime settimane o forse anni, il Malvagio Pensiero pubblicherà un podcast sui “traditori del pallone” ideato e narrato da Giovanni Scarlata. Non perdetelo qui: https://www.spreaker.com/user/ilmalvagio
La Renzicrisi amica mia
È un po’ di tempo che in questo spazio non discutiamo di amicizia e in particolare dell’amicizia politica con la p di Prodi e di predatori, minuscola. Insomma quell’amicizia che uno strizza l’occhio e ci siamo capiti.
In questi giorni ci si è interrogati su cosa volesse Renzi da quest’ultima, si spera, avventura di governo, a cui partecipa dai tempi dell’altro stallo voluto dal secondo Matteo (Salvini), e quali fossero i motivi che hanno spinto un ex premier ad aprire una crisi nel momento storico più buio della Repubblica. In particolar modo ci si è chiesto come intendesse poi risolverla.
Partiamo da un punto fermo e abbastanza scontato: se apri una crisi togliendo i numeri ad una maggioranza di Governo, la prima reazione tra i parlamentari è, emulando un famoso meme che lo riguarda, lo shopping.
Inutile vociare ai quattro venti lo scandalo della compravendita degli onorevoli. È sempre successo e succederà ancora. La gente ha un prezzo e con un paese al collasso il prezzo è salato e addirittura può passare per giusto. Il buying and selling parlamentare infatti (lo sto facendo per i renziani che senza inglesismi fingono di non capire una conversazione), è una pratica notissima, persino giustificabile nel momento in cui le circostanze impongono alla nazione un certo senso di responsabilità. E sulla nozione di responsabilità ognuno può speculare quanto gli pare.
Dunque, cosa spera o sperava di ottenere Renzi con la sua Italia Viva?
Andiamo con ordine. Matteo lo conosciamo, è notorio quanto l’amor proprio spesso prenda il sopravvento su qualsiasi ragionamento alla base della sua azione; è un uomo vittima di sé stesso e della passione per la ribalta. Attenzione, la ribalta non la ribaltabile come un suo predecessore (n.d.r.).
Il primo elemento evidente di questa storia sembrerebbe la vendetta, consumata in ragione di uno sgarro, che, badate bene, non è rivolto a Conte ma al Movimento 5 Stelle e, in seconda istanza, un tentativo di pubblicizzarsi. In ultimo, la futura nomina del Presidente della Repubblica.
Eliminato Conte con largo anticipo dalla scena infatti, evapora sostanzialmente la possibilità che lo stesso possa, a fine legislatura, costruire un partito dalle ceneri del Movimento. Un anno fuori dai riflettori pesa e peserebbe sul futuro politico di chiunque. Anche di uno che piace come piace Conte.
Diventare Premier e avere i riflettori di una crisi puntati addosso è, storicamente, dal punto di vista personale, una fortuna. Renzi questo, probabilmente, non l’ha mai accettato. Inoltre, una possibile nuova proposta rinvigorita dalla figura forte di Conte, ridurrebbe ancor di più la possibilità che il micro ecosistema associato Bonino-Calenda-Renzi, possa dire la propria al prossimo giro.
Nessuno poi, neppure uno come Cossiga e figuriamoci un uomo delle istituzioni come Mattarella, scioglierebbe in un momento come questo le Camere. Il paese andrebbe in fiamme e solo uno stupido potrebbe, dopo un anno di crisi, di restrizione economica e libertà, fermare la distribuzione di sostegni e risorse in favore della popolazione e delle imprese, per aspettare il voto o le decisioni di un commissario, a ridosso inoltre, del semestre bianco.
Quale idiota farebbe saltare la delicata tenuta sociale?
Renzi dunque, che stupido non è, sapeva bene che l’unico modo per uscire da un stallo, nessuno crede e può ancora credere alla nascita di un Governo 5stelle-Pd-Berlusconi-Europeisti, sarebbe stata e probabilmente sarà, il ritorno dei tecnici o come diciamo tra amici, il governo delle larghe intese e cioè dell’occhio strizzato.
Ecco lo scacco matto. Il famoso governo tecnico, l’ancora di una possibile salvezza. Il modo migliore per fingere di essere opposizione, il bastian contrario costretto dalla necessità. La possibilità di poter dire e fare di tutto dall’interno e poi, come si diceva una volta, agire perché ce lo chiede l’Europa.
Allora cosa succederà presto? Arriverà un contabile della democrazia, anonimo, di quelli senza ambizione (qualche nome è già uscito), che si assumerà il “peso” della responsabilità senza nulla a pretendere, anzi, col vantaggio di poter dire un giorno: “sono stato il Premier del mio paese”.
Crollato Conte, sfumata l’ipotesi di un nuovo polo, lasciati i guai e la ribalta grigia nelle mani di personaggi che non ambiscono, Renzi pensa infine di rientrare in scena, ripulito e forte del ruolo di oppositore. Un grande classico del metodo “renziano” (leggasi Letta, Bersani, Marino, Crocetta).
Alle prossime elezioni, tante solite supercazzole e chissà, magari una bella lista centrista con i reduci di Forza Italia, i combattenti Europeisti, gli Azionisti a sostengo di una coalizione che si costituirà dopo il voto, perché nessuno potrà mai avere una maggioranza assoluta con la legge elettorale vigente, con l’obiettivo di riuscire ad essere determinante sulla scelta del nuovo Presidente della Repubblica.
Anche questo, un film già visto: vi ricordate i 101 che sabotarono l’elezione di Prodi? Do you remember?
In questa fogna, l’unico che brinderà sarà quell’anonimo che porterà a casa un risultato incredibile per la propria vita, come accaduto con altri recenti illustri Premier, entrati nella storia senza un perché e, pensate un po’, ancora grazie all’ego smisurato di Renzi.
645, la recensione de “La stanza dei libri di Annabel”
Roberta Canu de “la stanza dei libri di Annabel” ha recensito 645.
Sono rimasta piacevolmente stupita e colpita dal flusso di coscienza di questo libro. Un piccolo grande romanzo che ha la forma delicata del diario tenuto per sé ma destinato ad una donna da parte dell’uomo che la ama profondamente. Non si sanno i nomi. Non si sa quasi nulla eppure si sa tutto. Com’è possibile riuscire ad essere perspicaci in questa maniera senza rischiare di annoiare? Con uno stile semplice,intelligente, con una sfilza di climax emotivi discendenti e ascendenti.
L’esposizione dell’anima, quell’io cocente trafitto dai raggi del dolore e dal piacere della conta che riassume la pazienza del cuore, che ancora spera fino alla fine.
6, 4, 5. E si ritorna all’origine,ogni volta, ad ogni passo. Come se con pazzia si riuscisse a riemergere dal profondo, o al contrario a sprofondare. Con fretta, con con amore. I numeri che stavolta hanno corpo e anima, che hanno un cervello proprio,hanno una perfetta coesione tra loro ma al contempo si liberano delle disillusioni e delle regole.
Un libro a mio parere intimo e perfetto. La lucidità va via, lasciando spazio alla luna, alla sua magia, alla sua natura. E c’è un piccolo spazio per la musica, alleata degli amanti che soffrono o che semplicemente non dormono quasi mai.
Un artista che smuove il mondo per una donna che lo sta tormentando.
Facilmente leggibile, scorrevole e leggiadro come il volo di una farfalla che respira a tempo di conta numerica, il libro assomiglia a tanti grandi romanzi che hanno fatto la storia della letteratura,con l’originalità suadente e concreta, vera.
Sono realmente stupita, perché raramente leggo libri così ben scritti e ben strutturati. La poetica, la dolce sofferenza, l’inferno di questo amore che non c’è ma è sempre presente.
Una colossale tortura.
6, 4, 5.
E l’amore batte i suoi colpi. E si rotola, si rigira tra le lenzuola fredde d’assenza.
Voto del romanzo: 5 stelline ♥︎
Se volete leggere altre recensioni dell’autrice, cliccate qui.
Anastasia in bookland ha letto 645. Leggiamo cosa ne pensa
645 non è un romanzo, non è un racconto né un saggio. E’ una di quelle storie che, pur senza una trama particolare e dei personaggi precisi, racconta molte cose. E come ci riesce lo scrittore, senza un intreccio, a raccontarci la propria esperienza? Attraverso il flusso di coscienza, come faceva James Joyce.
Leggi la recensione completa qui: https://anastasiainbookland.blogspot.com/2020/07/645-carmelo-di-gesaro.html
Se volete conoscere e seguire Anastasia e il suo lavoro: https://www.instagram.com/anastasia_in_bookland/
645: Una storia d’amore ritratto di un’epoca di Carmelo Di Gesaro
Vi posto qui la recensione di 645 proposta da Epifanio Nicosia
645 Costellazioni… in rotta di collisione, direi.
Carmelo è un fiume in piena e descrive, da blogger, un misto di sentimenti, rabbia, dolore, speranza, tipici di chi soffre in e per amore.
Disordinatamente interpreta le voci che s’odono quando si tocca il fondo e s’intravede ora la via d’uscita ora il pantano che ti tira ancora più giù. Parla direttamente dalla bocca dell’anima nel vano tentativo di razionalizzare l’irrazionale, spiegare l’inspiegabile.
Parla con cognizione di causa mostrando di conoscere direttamente l’argomento, o di averlo appreso analizzando situazioni da molto vicino.
Parla, straparla e riprende discorsi che tutti conoscono, cercando un caos calmo difficile da raggiungere. Chi non ha mai ricevuto un “favvanculo” in amore, più o meno voluto, più o meno meritato, talvolta anche no.
Parla e scrive, parla e scrive, Carmelo, così come vengono le parole, senza bisogno di alcuna mediazione linguistica…
Uno sfogo, un bisogno… forse un incubo che si trasformerà un giorno, se non è ancora avvenuto, in un sogno, in una maggiore consapevolezza di sé come uomo e come autore.