Rimandato

Domenica 30 aprile sono stato a Napoli per assaporare, e studiare, come si gioisce per uno scudetto. In realtà la vera lezione è che a Napoli impari il segreto per riuscire a gioire di qualsiasi cosa ed è per questo che è unica.

È vabbè. Lo scudetto è stato rimandato di qualche giorno e pazienza.

Ma adesso, dato che la vicenda si è conclusa, pubblico una foto, la mia preferita di questa esperienza.

Vado anche a descrivere.

Nello scatto:

Mi trovo nei pressi di porta Capuana, dove, intorno alle 11.30, i tifosi organizzati del Napoli Calcio, in un clima orgiastico, stanno attraversando la città con un corteo indubbiamente poco scaramantico durante il pre-gara che potrebbe portare alla vittoria del 3° scudetto (partita finita poi malissimo con il pareggio in casa con la Salernitana – lo sapevo io -).

Sullo sfondo della foto vediamo una palazzina rosa con al piano terra un locale chiamato The Big Brother, la cui insegna ricalca il tipico occhio scrutante però azzurro e un poco addormentato. Al primo piano, in piedi sulle balaustre di due balconi, della gente in divisa da lavoro, probabilmente il personale di un ristorante che in foto non si vede, che riprende tutta festante ed emozionata il corteo su corso Garibaldi. Sotto invece, proprio davanti al locale, due signori che litigano animatamente per una doppia fila. Uno, scoprirò qualche minuto dopo, è il parcheggiatore della zona (il vero Big Brother?!?) intento a cazziare il secondo e cioè il guidatore, reo d’essere stato spettatore non pagante e ostacolo, per un cliente durante i lunghissimi 10 minuti di puro godimento del passaggio degli Ultrà.

E qui ho imparato almeno altre due cose: la prima, è che le insegne dei locali di Napoli dicono sempre la verità. La seconda, invece, che 10 minuti di godimento sono troppi pure se a vincere è la tua città.

Letture: “Io per fortuna c’ho la camorra”

“Io per fortuna c’ho la camorra” narra di un mondo a stento registrato dai media che se ne accorgono solo quando ci scappa un morto di troppo

sergio_io per fortuna c'ho la camorraIo, per fortuna c’ho la camorra” è il primo libro di Sergio Nazzaro che leggo. E’ un campano, di Mondragone per la precisione, amante del mare e che conoscevo già nei panni di sagace e pungente autore del “graffio” sulla rivista Left.

Devo dirvi che la sua scrittura mi ha piacevolmente sorpreso. E’ sempre fresca, mai scontata e/o banale come spesso si rischia di essere quando si trattano temi così delicati. Nazzaro non cerca lo stimolo dei sentimenti, è un cronista con il dono dell’arte del racconto che sa suscitare emozioni.

Ha un modo di leggere gli eventi davvero particolare e li descrive utilizzando una tecnica di percezione del tempo e dei fatti quasi da sceneggiatore teatrale.

Non ho dubbi nel dire che “Io, per fortuna c’ho la camorra” sia un vero capolavoro giornalistico che tutti, giornalisti compresi, dovrebbero leggere almeno una volta nella vita.

«Sei uno di cui mi fido e ne abbiamo vista qualcuna insieme, soltanto chi rischia insieme sa cosa significa Questo maledetto lavoro e questa maledetta terra».
ROBERTO SAVIANO

C’è un’altra Italia che vive sul confine tra la provincia di Caserta e Napoli. Posti come Mondragone, Castelvolturno, Arzano, Villa Literno, Aversa, Frattamaggiore. Un mondo a stento registrato dai media che se ne accorgono solo quando ci scappa un morto di troppo. Un mondo fatto di gente che ogni mattina riprende a lottare per la propria dignità senza alcuna garanzia di farcela e un mondo di gente che ha dichiarato guerra al mondo degli altri. E tra questi mondi allignano le storie di Sergio Nazzaro. Un giornalista scomodo che la Camorra e il Sud se li porta appiccicati nello sguardo e nel furore di una prosa barocca e risentita. Nazzaro affonda le mani in una realtà fatta di sfruttamento, dolore, disoccupazione, morte, violenza, sottosviluppo.

Il suo sguardo registra le piccole cose delle grandi tragedie che nessuno vuole vedere. Le storie che nessuno racconta diventano 24 ore in terra di Camorra: un giorno come tanti altri. Rivelandone la tessitura segreta. I legami col resto del mondo. Nazzaro in queste vicende marginali di muratori abusivi, poliziotti mortuari, legionari napoletani, avvocati cocainomani, spacciatori e vedove di morti ammazzati, ci entra con tutte le scarpe. La sua rabbia è una disperata forma di compassione. Un atto di solidarietà e cruda testimonianza scandito con il ritmo serrato del vero romanzo d’azione. Un romanzo duro e bruciante come la vita di tutti i giorni, tra l’Asse mediano e la Domiziana.