Una vecchia canzone siciliana, amica mia

squadra sicilia una vecchia canzone italiana

Come nelle storie delle grandi rock band italiane degli anni ’60, il centro destra siciliano, schierato in formazione, ha evocato la grande “Reunion” per il concerto elettorale del cinque novembre di quest’anno. Tornati a dirigere il traffico (cit.) dopo i fasti del “61 a 0” degli anni 2000, gli ex colonnelli di Berlusconi in Sicilia, si presenteranno di nuovo uniti.

Emozionati, stempiati, brizzolati, claudicanti e con gli occhi lucidi, senza lasciar trasparire alcun rancore personale per il passato, dopo anni di insulti, di accuse, di tradimenti, di relazioni “extraconiugali”, di inciuci, gli uomini di Miccichè, al completo, come la Squadra Italia al Sanremo del ’94 (le coincidenze eh!), sono pronti a riproporci “una vecchia canzone italiana”. Anzi siciliana.

“Sentirai
una radio che suona lontana
canterà
una vecchia canzone italiana
rivedrai
in attimo il tuo primo amore
passano gli anni e la vita però…
una canzone no…”

Davanti alla sala stampa gremita c’erano proprio tutti: Saverio Romano, Renato Schifani, Gianfranco Miccichè, Roberto Lagalla, Gaetano Armao, Raffaele Stancanelli, Francesco Scoma, Giusi Savarino e persino Ignazio La Russa a fare il Wess della situazione e, ovviamente, al primo microfono Nello Musumeci.

Immagino invece commossi, dietro ad uno schermo, gli uomini e le donne di Alfano, nostalgici, persi e vuoti, come Little Tony, Bobby Solo e Orietta Berti, sciogliersi in lacrime per il mancato invito.
Che poi in realtà di inviti ne hanno ricevuti parecchi e, a quanto pare, qualcuno pensa pure di accettarli. Tanto da indurre Cascio, Vicari e Castiglione a cantare al balcone delle primarie “tanta voglia di Lei”

Mi dispiace devo andare
il mio posto è là
il mio amore si potrebbe svegliare
chi la scalderà?
….nella mente c’è tanta, tanta voglia di lei.

Traballa infatti l’accordo con l’area del potere temporale e spirituale del Partito Democratico “Cardinale-Faraone” e la nuova “Rete” di Orlando, impassibile sul palcoscenico, intento a cantare il suo “minchia signor tenente” in favore del Rettore palermitano Fabrizio Micari.

Forse possiamo cambiarla ma è l’unica che c’è
Questa vita di stracci e sorrisi e di mezze parole
Forse cent’anni o duecento è un attimo che va

Da Fabrizio a Fabrizio, quello “vero”: Ferrandelli e la sua solita punta del cono (autocit.). Anche lui creatura Orlandiana, il Tony Dallara siciliano è rimasto fuori da tutte le coalizioni e combinazioni possibili. Aveva provato ad affiancarsi all’opzione Roberto Lagalla, sostenuto anche dal nuovo amico Saverio Romano e che, alla fine, come il Mario Merola del ’94, ha deciso di fare il vero straniero della “squadra siciliana”, accettando l’invito di Micciché.
E nella Sicilia di Gianfranco non c’è spazio per Fabrizio, sgradito come la bionda dei Ricchi Poveri ad una rimpatriata.

La cosa che mi più crea ansia adesso è con chi riuscirà a chiudere un accordo di candidatura.
Da Fava, e alla coalizione di riferimento, non può avvicinarsi: è stato appena candidato a Sindaco di Palermo dal Pdl e non v’è stato il tempo di dimenticare.
Col Pd c’è Leoluca Orlando, sua nemesi. A Crocetta non può neppure pensarlo, si dimise dall’Assemblea Regionale proprio per “protesta” con il suo Governo.

Insomma, probabilmente toccherà raschiare tutto il coraggio dal barile, chiamiamolo così, candidandosi in proprio. In alternativa resterà fuori, a dirigere il nuovo traffico all’interno di Palazzo delle Aquile cantando “uomini soli”.

A volte un uomo è da solo
perché ha in testa strani tarli
perché ha paura del sesso
o per la smania di successo

La causa dello shock? Sta nel titolo

Go Crocetta

Lo shock, provocato da un sondaggio “carbonaro”, indicherebbe Crocetta quale Presidente incandidabile nel 2017. Ma è davvero così?

Prima di cominciare, vorrei premettere che non sono un analista e non ho avuto modo di leggere le tabelle contenute in questo sondaggio commissionato dall’On. Musumeci (ma dicono dovesse restare segreto). Vorrei quindi limitarmi a commentare gli elementi che compongono il post, cioè il ritaglio sgranato della tabella, presumo proveniente dal sondaggio “ufficialoso”, e il titolo dell’articolo.

Partiamo proprio dal risultato venuto fuori da questa ricerca. I dati dicono, anzi direbbero, che 7 siciliani su 10, non sarebbero disponibili a votare per il Governatore siciliano. E fin qui, che posso aggiungere, è possibile. Anzi, possibilissimo. Sarebbe dura per chiunque andare al voto in questo momento, figuriamoci per uno che è stato a capo di un Governo continuamente attaccato sia dall’interno che dall’esterno. Questo, pare, dopo 3/4 tentativi andati a male, sia forse l’unico momento in cui non stia ricevendo pressioni mediatiche e politiche. Insomma un “successone” da condividere con l’intero gruppo dirigente democratico. A qualsiasi livello.

E poi i numeri.

Se prendiamo infatti il risultato finale delle scorse elezioni (foto allegata), Crocetta, vinse le elezioni con il 30% del totale dei votanti. Appare dunque palese che la percentuale calcolata nel dato di oggi, cioè 3 elettori su 10, sia identica a quella che lo portò sullo scranno più alto della Regione.

Ora mettiamo pure che di questo 30%, due terzi, vacillino nella scelta e quindi, per una questione di probabilità, che almeno un ulteriore 10% (del 20%) non lo voti. Resterebbe un 20% (complessivo) di siciliani che sarebbero disponibili a rivotarlo o quantomeno a discuterne. Stiamo dunque parlando di una forbice di elettori simile a quella che portò lo stesso On. Musumeci al secondo posto nella competizione del 2012. Ed è qui che non si intende, bene, il perché di uno “shock” provocato da un sondaggio diffuso, si legge, con metodo “carbonaro” (Dati che – fanno sapere dall’entourage di Musumeci – dovevano restare riservati cit.).

Dunque la questione è essenzialmente una: lo shock starebbe nel leggere un sondaggio che sostanzialmente conferma numeri pressoché identici alla scorsa tornata elettorale? Perché se è così non ho ben capito il senso dell’articolo e la diffusione enfatica dello stesso.

Senza nulla a pretendere.