Ego, amico mio!

ego amico mio

A tre giorni dal voto, una riflessione sulla potenza dell’ego che la campagna elettorale scatena. Narcisi all’arrembaggio

Da più di 15 anni, a vario titolo, partecipo a comitati elettorali, segreterie, sedi improvvisate, camper e persino balconi elettorali. La politica mi piace e cerco di rendermi utile per quello che so fare. È sempre occasione divertente per conoscersi e per trovare spunti per la scrittura.
E quando si sta in campagna elettorale, tutto diventa riferito a se stessi. Ormai ne ho la convinzione.

Sta parrannu cu mia! ‘U sintisti chi dissi? Curnutu!

Ogni occasione di questa, ogni diceria, messaggio, comunicato di un avversario e non solo, persino i messaggi nella bottiglia, danno luogo ad incazzature di proporzioni bibliche.
Attorno a queste voci si costruiscono liti che arrivano fino alla distruzione di intere famiglie.
Specialmente poi nei piccoli centri o nei quartieri di città, dove tutto è amplificato dai “riporter” di professione: portieri, parrucchieri, persianisti, banconisti e banconisti di chiesa.
Ad ognuno di loro è assegnato il ruolo implicito di penetrazione dell’informazione sui vari livelli della collettività.

Che siano uomini, donne, ragazzi, avventori di passaggio, nessuno, ripeto, nessuno, durante una campagna elettorale, può scansare un commento, un aneddoto o una storia “da non raccontare a nessuno, la so solo io”.

E’ un gioco delle parti che accontenta tutti, chi racconta, chi è citato e chi soddisfa la propria curiosità ascoltando.

Ecco perché è divertente stare tra la gente. La gente che si candida. E’ un modo per conoscere quanto spropositato è l’ego di ognuno di loro, di ciascuno di noi.

Nessuno infatti può ritenersi escluso dal sentirsi tirato fuori dall’essere narciso. Neppure io, che nel mio piccolo contribuisco al sentimento d’amor proprio d’ognuno di loro con questi miei post che poi non raccontano altro che voci, che si diffondono a colpi di click. Come in un salone da barba.

Praticamente sono una parrucchiera anch’io. Ormai l’ho capito.

Ferrandelli, amico mio (seconda parte)

“Il candidato locali locali”, così lo apostrofò un servizio di Zoro nel 2012, era ormai ad un bivio: tornare a lavorare fino alla pensione o cercare una pensione per cui lavorare

Il candidato locali locali“, così lo apostrofò un servizio di Zoro nel 2012 (tolleranza Zoro puntata 82), era ormai ad un bivio: tornare a lavorare fino alla pensione o cercare una pensione in cui andare a lavorare. Optò per la seconda. Organizzò un comitato di persone che rinominò i “coraggiosi”. Preparava così il ritorno al suo primo amore: la carica di Sindaco di Palermo.

Devo fare una piccola nota, probabilmente vi starete chiedendo in che consistesse il coraggio, se nello schierarsi con un deputato dimissionario o nel chiamarsi proprio coraggiosi. Questo però, non lo sapremo mai. Nasce così un nuovo Fabrizio, quello della solitudine coraggiosa, pronto ad investire risorse e persone, nel tentativo di non finire schiacciato dal peso della memoria.

Continua su Balarm