Le pastelle delle feste siciliane. Ve le racconto su Prodigus

Le pastelle siciliane

I fritti in pastella a Palermo, tra dicembre e inizio gennaio, sono una tradizione che difficilmente smetterà d’essere tale. Seppur oggi, rispetto ad un decennio fa, sempre meno le famiglie si dedicano alla memoria e all’arte del buon cibo fatto in casa.

E’ infatti sempre più diffusa la “smania” di voler cenare fuori durante i giorni di Natale, mettendo a rischio la prosecuzione della tipicità di uno dei pasti tipici del periodo, nonché appunto una scelta di tradizione legata a doppio filo con la bellezza della famiglia.

E le pastelle alla palermitana sono indiscutibilmente un simbolo ineluttabile dell’affezione materna che domina la famiglia siciliana. Non ricordo un Natale della mia gioventù in cui non mi svegliassi con quell’odore tipico di fritto nell’aria. Era mia madre, che di buon mattino, aveva già preparato la sua pastella e cominciava il tour de force culinario della festa, friggendo.

Cardi, carciofi, cavolofiore (o broccolo) e sfincette erano e sono la nostra colazione di quei giorni di pausa destinanti all’unico culto unitario della città di Palermo: il cibo.

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Sua Maestà lo sfincione. Ve lo racconto su Prodigus

sua maestà lo sfincione

Caposaldo della festività natalizia, in teglia o in formato “pizzetta”, principe dello street food, lo sfincione palermitano è senza alcun dubbio, uno dei piatti che rende il cibo da strada del capoluogo unico nel suo genere. 

Dolce nella salsa, salato dalle acciughe, cremoso con le cipolle, saporito con il caciocavallo, spolverato con pangrattato, croccante sui bordi e morbido nel cuore. Queste caratteristiche costituiscono il mix perfetto che fa dello sfincione il prodotto da forno a base pizza perfetto per qualsiasi occasione.

Inserito tra i P.A.T. (lista dei prodotti agroalimentari tradizionali) della Regione Sicilia, il nome è derivato dal latino “spongia” cioè spugna, per via della consistenza della pasta.

Come per le principali pietanze della città, anch’esso è un piatto della tradizione povera, nato per soddisfare il bisogno di un pane condito e saporito oltre che più sostanzioso da servire per il Natale, consuetudine ancora forte nella “famiglia tipo”, veniva farcito con prodotti della stagione.

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Il Bacarretto di Marco Accardi

il bacarretto di marco accardi

Tra le cose belle di questa tre giorni non avevo ancora detto che sono stato a Venezia, avendo dimenticato e cito, “‘u pane pi picciuna”, sono stato a trovare un amico di gioventù, altro compagno di classe che ha deciso di lasciare la Sicilia per il Veneto.

Marco Accardi, le cui qualità tanti conoscono, ha aperto uno splendido ristorante con piatti della tradizione siciliana proprio a Venezia, ed io, che in genere non amo il cibo migrante, posso assicurarvi di non aver mangiato piatti così siciliani lontani da casa.

Il “Bacarretto” della famiglia Accardi è veramente un luogo top, prima ancora che per il mangiare, per la passionale accoglienza di Marco. Quindi, amici lontani da casa, se passate da Venezia ed avete “spinno” di spinciune, arancine, caponata e cannoli, fate un salto al Bacarretto.

Johnny Bruschetta ad Arezzo

Johnny Bruschetta

Apro un capitolo Arezzo su e per Johnny Bruschetta. Ristoratore raffinato, gentile, sincero, con un locale di forte personalità, eccentrico e di quel “figo” che piace, un po’ come il proprietario: vero e appunto sincero nella proposta.

Cibo buono, con abbinamenti che vanno dai salumi e le verdure del territorio, accompagnato da una musica di sottofondo vintage piacevole.

Portate i vostri cani, gli verrà offerta acqua fresca e nessuna smorfia di dispiacere per la presenza. Se passate da qui e non ci entrate, siete scemi.