No al taglio dei Parlamentari, sí alle preferenze

Il nuovo governo post Salvini è nato, ci siamo tolti dalle scatole, almeno per un po’, l’arroganza di Governo della Lega e presto arriveranno le nuove cose di cui lamentarci. Nel frattempo, prima della prossima crisi, vorrei lanciare una piccola riflessione su uno dei punti di programma presentati da Movimento Cinque Stelle con il sostengo del Partito Democratico soffermandomi sul tema del taglio dei Parlamentari.

Questo è un elemento che mi irrita davvero tanto e per un motivo che trovo pure assai banale da argomentare. Semplificando, lo sbandierato taglio è difatti un atto palese di indebolimento della democrazia che non porterà neppure alcun beneficio alla collettività.

Quei pochi “spiccioli” recuperati in termini economici infatti non avranno alcuna ricaduta reale per il miglioramento del Paese. Non sarà di certo mezzo miliardo di euro a cambiare le sorti di uno stato che necessita nell’immediato di riforme per almeno ulteriori diciannove miliardi e mezzo.

Ad essere intaccata invece sarà la rappresentanza territoriale, in soldoni, la democrazia di questa Nazione.

Semplificando ancora, da quando sono state tolte le preferenze che per molti erano anche l’unico momento per incontrare un Deputato, abbiamo disintegrato i partiti, figuriamoci cosa accadrà quando questi ultimi verranno dimezzati nel numero. Che interesse avranno, partiti e persone, a raggiungere i territori più sperduti?

Le campagne elettorali si concentreranno sulle grandi città, e chi se ne fotte dei paesuncoli con strade di merda che ad andarci rompe pure i coglioni!

Negli ultimi dieci anni, forse quindici a dir la verità, sono stati cancellati tutti i punti di contatto con la collettività, dai circoli alle segreterie fino anche la raccolta dei voti ai partiti e ai candidati.

Capisco bene la voglia di fare qualcosa, di dimostrare di aver attuato almeno uno dei punti fondativi di un movimento di protesta quale era il Movimento Cinque Stelle che più desidera tale riforma costituzionale, ma ad oggi, a ragion veduta, non sarebbe meglio rivedere anche su questo? Non sarebbe meglio aprire gli occhi finché c’è tempo?

Non sarebbe più equilibrato trovare dov’ è giusto tagliare senza intaccare quel minimo di democrazia rappresentativa che ancora ci resta?

Non lo ritenete anche voi un diritto questo?

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