Mostri: Stereotipato (4a puntata)

Stereotipato

StereotipatoClichè, un linguaggio elementare, spesso sgrammaticato e volgare. Una “fotografia” da film porno di bassa qualità; l’idraulico che viene a casa, il panettiere e lo sfilatino, la “casalingua”, per citare Fantozzi.

Un mondo stereotipato, di frasi fatte e banalità senza fine. Vuoto, perso nello squallore di una dinamica che si ripete senza senso e che probabilmente ripetono a catena di montaggio a centinaia di donne e presunte tali alla quale richiedono “amicizia”.

Conversazioni che cominciano e finiscono quasi tutte allo stesso modo, con un pallido tentativo di conquista in principio, che poi tracima nella penosa eloquenza volgare.

Cosa pensano delle donne è pressoché chiaro, cosa pensano di suscitare un po’ meno. Mi rifiuto di pensare che ci possano essere persone che accettino confronti di tale abbandono morale.
E non posso credere che questa industria della banalità, possa aver in qualche modo creato un “business” credibile e concreto del sesso.

Non posso pensare che uomini e donne, riescano ad incontrarsi nel piacere, con un vocabolario così misero e povero di “appeal”.

E oggi, alla luce di quanto ho letto e partecipato, sono sempre più convinto di quanto sia necessario un ripensamento delle formule sociali di questo paese.

Penso ad esempio all’educazione sessuale, al valore della parola, alla cultura più in generale. Necessitiamo di un ripensamento del significato del termine “coppia” e delle funzioni della “famiglia”.

Questa esperienza ha lasciato in me una profonda crisi individuale, una mancanza anche dal punto di vista sociologico sulla comprensione dell’essere umano, anzi, forse con più precisione, degli strumenti di cognizione.

Lascio questa mia testimonianza affinché questo possa essere un primo passo, un documento, per riflettere, discutere in modo un po’ più concreto del baratro dell’animo umano e degli angoli bui della nostra coscienza.

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Mostri: Un profilo mutante (3a puntata)

Un profilo mutante

Un profilo mutanteSe già non fosse abbastanza assurdo che un uomo si spacci per una donna, intraprenda relazioni virtuali, non volute con degli sconosciuti, ancor più incredibile è stato il mutevole profilo personale della stessa Zaira.
Talvolta mutevole persino con gli stessi interlocutori!

Decidevo infatti di creare delle storie diverse e di far nascere una Zaira dissimile con ognuno dei pretendenti. Ciascuno di loro dunque parlerà con una donna discrepante, seppur con lo stesso alias.

All’inizio in realtà fu assai complicato dover ricordare i dettagli di una storia, di una persona, rispetto ad un’altra, mi scrivevano in centinaia. Poco dopo invece, scoprii questa tendenza comune di non soffermarsi sui dettagli. Da quel momento tutto scorse velocemente e mi dedicai ad ognuno di loro in modo assai sbrigativo.

Il mutamento mi rese tutto più semplice e avevo la speranza che mi scoprissero. Costruivo storie di Zaira palesemente false in modo da indurre lo scrivente sedutorre a deduzioni facili. Non ci poteva essere una Zaira col marito in carcere e contemporaneamente vedova e poi ancora single da una vita.

Eppure, tutte queste incongruenze non inducevano i miei interlocutori a porsi delle domande su ciò che raccontavo. Andavano dritti ad un unico punto: scopare, fosse anche soltanto nella loro testa.

Non aveva alcuna importanza cosa dicessi, non prestavano attenzione su nulla e su niente. Quindi se a Dario dicevo “sono di Roma” e due minuti dopo di un paese che inventavo tipo “Mastronicola in Fidelcastro”, esso non nutriva alcun dubbio, probabilmente perché neanche leggeva.

Tutto questo chiaramente mi scocciava, avrei voluto delle reazioni sulla quale poi far nascere delle conversazioni. E invece niente. Continuavano a scrivere a raffica, provando a chiamarmi, videochiamarmi e poi tentando di invogliarmi con delle foto loro.

L’intraprendenza e l’assoluta mancanza di dignità personale infatti, è una cosa che accomuna praticamente tutta la comunità dei “mostri”.

Essi non si creano alcun problema ad inviare foto personali a torso nudo al primo contatto, ad il proprio numero cellulare al terzo messaggio o l’indirizzo di casa.

Infine, con un forte istinto di “sopravvivenza” non si mortificano nel ricevere risposte altamente lesive della propria immagine, perseguono nell’intento di doverti strappare un incontro di qualsiasi natura.

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Mostri: Chi è Zaira? (2a p.)

Zaira - mostri seconda puntata
Zaira - mostri seconda puntata
Nei panni di Zaira

Zaira è la protagonista assoluta di questo viaggio nell’abisso dello squallore umano. Un tuffo scoordinato nell’asimmetrico animo dell’individuo qualunque. Zaira è una donna, ma sono io.

È una storia vera, che, a parte i nomi di fantasia, non subirà censure.

La storia di Zaira, questo il nome della protagonista, come anticipato, si sviluppa per caso, quando uno scherzo muta inconsapevolmente in uno studio/inchiesta sui nuovi “mostri” che si nascondono tra le pieghe del web.

Poco dopo aver vestito i panni di una donna, infatti, mi ritrovai invaso da notifiche e richieste di amicizia, tante delle quali, mi parvero sin da subito un po’ inquietanti. I social network però sono così, dopo tanti anni non ci fai neppure caso a ciò che ricevi, figuriamoci poi quanta attenzione si può prestare ad un profilo fasullo. Mai mi sarei messo a filtrare.

Quello che mi stupì qualche giorno dopo è che cominciarono ad arrivare richieste sempre più strane, ma da un target preciso, seppur non individuabile per età o gruppo sociale, erano tutti “arrapati” dalla richiesta facile. Come avessero fatto a trovarmi non riuscivo a spiegarmelo. Probabilmente qualcuno di quelli che avevo accettato funzionava da cavallo di troia, della serie “questa ci sta”, proviamoci tutti insieme. Non trovo altra risposta all’ondata sempre crescente di “nuovi amici” con gli stessi istinti con il quale cominciai ad interloquire.

Ne venne immediatamente fuori un quadro desolante; ero entrato in un giro di “pistolettari” del sesso che mi tormentavano di chiamate, videochiamate, messaggi, “poke” e tutto quanto fosse nelle loro possibilità di utenti digitali. Una realtà che prima d’allora non avevo esattamente percepito.

Quello di Zaira è un profilo praticamente anonimo, con l’immagine personale tratta da un personaggio dei cartoni animati e neanche di quelli avvenenti. Scrive tra le informazioni di vivere a Palermo e non condivide, almeno fino a quando non decido di cimentarmi nel ruolo, praticamente nulla. Ci sono articoli di giornale, qualche like, condivisioni stupide e frasi fatte.

In “copertina” una donna di spalle e poi in seguito, fino alla fine dell’esperimento, una poesia stupida, scritta a macchina da scrivere per trollare un’altra comunità, quella degli autori de “ilmiolibro.com”, storia di cui parlerò in seguito.

Zaira, come dicevo, arriva sul web senza alcuno scopo, se non quello di deridere qualche amico e poi, in seguito, per monitorare la reazione ad alcuni post suscitata da un particolare bacino di utenza: casalinghe, pensionati, uomini e donne fuori dalla mia tradizionale rete di contatti. Insomma, volevo tastare il polso della gente su alcuni contenuti.

Lo scopo era ben chiaro, studiare le reazioni per sviluppare alcuni linguaggi di comunicazione diversi che riuscissero a raggiungere una porzione di utenti differenti dai soliti che frequentavo e che ormai sapevo intercettare.

Quello che non mi sarei mai aspettato accadde però, in messaggistica privata.

Stay tuned.

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