Quelle morti in via Castelforte

Oggi il giornalista di Rai Tre, Marco Sacchi, ha perso la vita percorrendo la via Castelforte. Occorre una riflessione seria sul quell’importante tratto che veicola il traffico di Mondello

via castelforteLa via Castelforte è di una pericolosità unica. La morte di Marco Sacchi, giornalista di Rai Tre avvenuta questo pomeriggio, è solo l’ultima delle tante accadute lungo quel piccolo tratto di strada che collega Pallavicino a Mondello. Basta guardare i pali della corrente elettrica per rendersi di quante persone, troppe, hanno perso la vita in quei due km, nel tratto tra piazza Pallavicino e piazza Castelforte, di asfalto rattoppato. Un budello, largo giusto lo spazio per due vetture e nel punto più curvo, regolato da un semaforo alternato che molti imbecilli sono soliti non rispettare. Un luogo la cui pericolosità, come spesso accade, viene ignorata dalla non curante frettolosità e disattenta guida di chi l’ attraversa.

Dalla via Castelforte, anche per l’elevato numero di abitazioni che la sovrastano, transitano ogni giorno un numero di auto, bus, moto, biciclette e pedoni da fare invidia ad una delle arterie principali della città. Per gli abitanti e i lavoratori di Mondello e Partanna ha la stessa funzione della più famosa via Ugo La Malfa, eppure, l’incuria, il disordine e la violazione delle più elementari regole di civiltà sono l’evidenza. Praticamente per superarla c’è un livello di difficoltà da far invidia al gioco del momento: l’escape street (room).

Se volessimo percorrerla da Pallavicino in direzione Modello, secondo google sarebbero sufficienti cinque minuti, ci ritroveremmo immediatamente imbottigliati tra le auto che sostano in doppia e tripla fila subito all’imbocco da piazza Pallavicino. Ti deve andare di culo che non stia arrivando uno degli autobus di linea in senso contrario o da via Mater Dolorosa, mezzi, che spesso si trovano a limare specchietti, fiancate e tetto, tra balconi sporgenti e auto in doppia fila.

Automobilisti e talvolta anche residenti infatti, non si preoccupano di sostare e/o occupare buona parte della carreggiata e in alcuni casi persino in entrambi i sensi di marcia, lasciando al resto del traffico un corridoio utile solamente al passaggio di utilitarie e moto.

Superato il primo incubo, sei entrato in una sorta di territorio minato, dove il manto si va sbriciolando ad ogni pioggia e che nelle giornate invernali mutano le buche in piccoli laghetti artificiali utili al sostentamento di uccelli e cani randagi. Per non parlare poi dei tradizionali allagamenti dell’ultimo tratto, quello vicino al Carrefour, dove direttamente puoi allenarti per i regionali di nuoto su fogna. Problema anche questo da non sottovalutare; pensate a quanto è stretta la strada e quanto possa essere pericolosa l’acqua sollevata dai mezzi che la percorrono in senso contrario in prossimità di marciapiedi e pali. Mi è capitato più volte di restare al buio, sommerso improvvisamente, per diversi secondi, che nei casi più sfortunati sarebbero potuti rivelare fatali. Non sto qui a dire quali sono i rischi per i motociclisti e i ciclisti.

Sperato che non piova dunque, devi pregare il cielo che sia stata regolare la raccolta dei rifiuti che, quando abbondano, occupano anch’essi un consistente fetta di suolo carrabile, ove poi, ancora, devi augurarti che qualche altro “intelligentone” non abbia provveduto a spostare i cassonetti per far largo alla propria autovettura in sosta, mettendo di traverso gli stessi. Tutto questo immaginando che per una volta nessuno abbia lasciato rifiuti ingombranti in prossimità dei cassonetti (divani, poltrone, mobilio, porte, finestre, elettrodomestici).

Schermata 2016-05-25 alle 22.00.15Oltrepassate le avversità astrali, si torna ancora sulle problematiche più banali. Tipo Il calcetto che sta dopo il semaforo proprio sulla curva cieca col traffico regolato dal semaforo e che non segnala, a chi esce dalla struttura, il senso di marcia in atto. Quindi magari vai a sinistra, direzione mondello, quando il verde ce l’hanno quelli che arrivano da destra convinti che non possa arrivare nessuno.

E’ andato tutto bene anche se hai attraversato il percorso evitando le auto che sbucano con premura dai cancelli dei residence e che si affacciano direttamente sulla strada o le vecchine che escono improvvisamente dalle persiane. Senza dimenticare l’infinità di stradine con lo sbocco nascosto da cassonetti o auto parcheggiate, da cui escono anche mezzi pesanti. Restano in campo da considerare le variabili, velocità e sorpassi, sempre in agguato in entrambi i sensi.

Non va dimenticato inoltre che di notte, al semaforo, è capitato pure che facessero dei “fermi”, cioè rapine, che hanno lasciato automobilisti in preda al panico e motociclisti senza il mezzo.

Nell’ottica della speranza e del colpo di fortuna, attraversandola, devi sempre e comunque augurarti una buona dose di fortuna, che non ci siano pedoni di notte o corridori di mattina.

La frittata dunque è sempre dietro l’angolo, per questo ritengo intollerabile la pantomima del come è successo e del come sia potuto accadere. E’ sempre un miracolo il giorno in cui non accadano gravi fatti come quelli che oggi hanno fatto perdere la vita al giornalista, a prescindere dalle specifiche responsabilità dell’incidente.

Personalmente ho visto il sig. Sacchi fare il suo lavoro tante volte, con serietà e professionalità. Mi raccontano da più parti che fosse un uomo di una gentilezza che ha pochi pari.

Mi dispiace tanto, mi dispiace per questa città e per tutte le persone che in questo momento stanno soffrendo la sua scomparsa.

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