Tornano uniti gli uomini di Silvio Berlusconi

Una vecchia canzone siciliana, amica mia

Come nelle storie delle grandi rock band italiane degli anni ’60, il centro destra siciliano, schierato in formazione, ha evocato la grande “Reunion” per il concerto elettorale del cinque novembre di quest’anno. Tornati a dirigere il traffico (cit.) dopo i fasti del “61 a 0” degli anni 2000, gli ex colonnelli di Berlusconi in Sicilia, si presenteranno di nuovo uniti.

Emozionati, stempiati, brizzolati, claudicanti e con gli occhi lucidi, senza lasciar trasparire alcun rancore personale per il passato, dopo anni di insulti, di accuse, di tradimenti, di relazioni “extraconiugali”, di inciuci, gli uomini di Miccichè, al completo, come la Squadra Italia al Sanremo del ’94 (le coincidenze eh!), sono pronti a riproporci “una vecchia canzone italiana”. Anzi siciliana.

“Sentirai
una radio che suona lontana
canterà
una vecchia canzone italiana
rivedrai
in attimo il tuo primo amore
passano gli anni e la vita però…
una canzone no…”

Davanti alla sala stampa gremita c’erano proprio tutti: Saverio Romano, Renato Schifani, Gianfranco Miccichè, Roberto Lagalla, Gaetano Armao, Raffaele Stancanelli, Francesco Scoma, Giusi Savarino e persino Ignazio La Russa a fare il Wess della situazione e, ovviamente, al primo microfono Nello Musumeci.

Immagino invece commossi, dietro ad uno schermo, gli uomini e le donne di Alfano, nostalgici, persi e vuoti, come Little Tony, Bobby Solo e Orietta Berti, sciogliersi in lacrime per il mancato invito.
Che poi in realtà di inviti ne hanno ricevuti parecchi e, a quanto pare, qualcuno pensa pure di accettarli. Tanto da indurre Cascio, Vicari e Castiglione a cantare al balcone delle primarie “tanta voglia di Lei”

Mi dispiace devo andare
il mio posto è là
il mio amore si potrebbe svegliare
chi la scalderà?
….nella mente c’è tanta, tanta voglia di lei.

Traballa infatti l’accordo con l’area del potere temporale e spirituale del Partito Democratico “Cardinale-Faraone” e la nuova “Rete” di Orlando, impassibile sul palcoscenico, intento a cantare il suo “minchia signor tenente” in favore del Rettore palermitano Fabrizio Micari.

Forse possiamo cambiarla ma è l’unica che c’è
Questa vita di stracci e sorrisi e di mezze parole
Forse cent’anni o duecento è un attimo che va

Da Fabrizio a Fabrizio, quello “vero”: Ferrandelli e la sua solita punta del cono (autocit.). Anche lui creatura Orlandiana, il Tony Dallara siciliano è rimasto fuori da tutte le coalizioni e combinazioni possibili. Aveva provato ad affiancarsi all’opzione Roberto Lagalla, sostenuto anche dal nuovo amico Saverio Romano e che, alla fine, come il Mario Merola del ’94, ha deciso di fare il vero straniero della “squadra siciliana”, accettando l’invito di Micciché.
E nella Sicilia di Gianfranco non c’è spazio per Fabrizio, sgradito come la bionda dei Ricchi Poveri ad una rimpatriata.

La cosa che mi più crea ansia adesso è con chi riuscirà a chiudere un accordo di candidatura.
Da Fava, e alla coalizione di riferimento, non può avvicinarsi: è stato appena candidato a Sindaco di Palermo dal Pdl e non v’è stato il tempo di dimenticare.
Col Pd c’è Leoluca Orlando, sua nemesi. A Crocetta non può neppure pensarlo, si dimise dall’Assemblea Regionale proprio per “protesta” con il suo Governo.

Insomma, probabilmente toccherà raschiare tutto il coraggio dal barile, chiamiamolo così, candidandosi in proprio. In alternativa resterà fuori, a dirigere il nuovo traffico all’interno di Palazzo delle Aquile cantando “uomini soli”.

A volte un uomo è da solo
perché ha in testa strani tarli
perché ha paura del sesso
o per la smania di successo

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