Il coronacose

In questi giorni d’isteria generale giustificati dalla presenza del “coronavirus”, il nemico sei sicuramente tu. Sì sì, proprio tu che stai leggendo e probabilmente sfreghi le dita pensando a quando arriverà la stoccata nei confronti di “quegli altri” che di solito sono i protagonisti del cattivissimo me.

E invece questa volta parlo proprio di te. Di te che, inconsapevolmente, potresti essere il nemico della porta accanto, lo stronzo, il classico demente che lascia la caccola sotto al pulsante dell’ascensore aspettando il momento in cui qualcuno, probabilmente io, ci metterà le mani sopra. Lo stesso che sta pensando di leccarsi le dita al prossimo fonzies per poi passare il pacchetto all’amico affianco.

Già, perché l’italiano può rinunciare a tutto, ma non ad essere il sudicio di sempre. Il problema è l’altro, sempre l’altro. Ma l’altro chi?

E’ sempre lo stesso l’altro! Siamo noi! Quelli che sputacchiano per terra, che fumano in qualsiasi luogo e che alla prima occasione fanno inalare l’afflato tabaccoso al primo che passa. Tanto il fumo fa solo male, mica fa venire una polmonite!

Quell’italiano siamo sempre noi. Gli stessi che, per ragioni oscure, provano indignazione per le abitudini dello sconosciuto e poi, indifferenti, prendono il caffè accanto al netturbino in divisa che sta comodamente poggiato al bancone del bar, occupato a mangiare noccioline dalla tazza comune mentre con la mano rimanente sorseggia, ridacchiando a bocca aperta, una birra.

Attorno al “coronavirus” abbiamo creato una comunità fatta di alcol e spugnette, in fondo però, non abbiamo cambiato un cazzo. Chiunque procede con la sua quotidianità fatta di lerce abitudini, come appunto fumare in faccia alla gente, scaccolarsi e poi premere i tasti per scendere alla prossima fermata del bus o, appunto, sorseggiare una birra rilasciando percolato dalle scarpe anti infortunistica.

Eppure sembriamo crederci quando ci arrabbiamo per un colpo di tosse, quando guardiamo male quelli che entrano in farmacia o quando vediamo uno “stolto” appollaiarsi su una panchina. Sembriamo seri, ma non riusciamo intimamente ad allontanare il sudiciume.

Il “coronavirus” infatti resta un problema dello Stato, della Cina, di quelli che all’interno della “Zona Rossa” vogliono vivere una vita normale mentre dovrebbero starsene soli a casa a custodire in famiglia il virus. Che centriamo noi?

Solo diritti e legittime pretese.

Ad esempio, servono dei “baby sitter”, che segretamente chiamiamo insegnanti, ai quali affidiamo i figli perché a stare con loro ci rompiamo i coglioni (giustamente!) ed è per questo che facciamo petizioni per far smettere quest’emergenza!

Tra l’altro oh, quante firme servono per estinguere possibili pandemie da figli in casa!?

Che poi mi sorge un ulteriore dubbio: ma in estate, quando questi ragazzi c’hanno tre mesi di vacanza perché la scuola finisce, a chi cazzo li lasciamo?

Boh. Non si sa. Però intanto firmiamo contro questa emergenza di “coronacose” che crea problemi agli italiani, alle famiglie, al turismo, alle compagnie aeree, ai supermercati, agli ospedali, ai vecchi, ai diabetici e crea problemi a chiunque insomma, “non deve cambiare le proprie abitudini”.

Per fortuna ci pensarono i giornali a tamponare l’emergenza del cambiamento! Grazie per averci rassicurato al grido di: “ricominciate a sputare per terra, in Italia va tutto bene!”

Adesso però è tardi, la realtà ci sta sputando addosso, anche ripetutamente e vorremmo essere come quelli che mantengono le distanze dagli altri per natura, uguali a quelli che non si muovono dai confini se non per necessità e normali come quelli che comprano carta igienica a sufficienza anche in periodo di pace.

Già, di pace, perché questa è diventata una guerra all’ultimo respiro, è il caso di dirlo. Una guerra tra chi piscia al buio e chi piscia ricordandosi sempre che il prossimo a sedersi potrebbe essere lui.

Nel frattempo comunque, se dovessi morire, non pensate a me, ma a quelli che dovranno alzare la bara.

Rip.

Letture: Tutto sotto il cielo

Tutto sotto il cielo

Matilde Asensi con “Tutto sotto il cielo” ci porta alla ricerca del tesoro perduto del Primo Imperatore Cinese “Qin Shi Huangdi”

rotta del viaggio
Rotta del viaggio

Tutto sotto il cielo è un’ avventura nella Cina del ‘900, un viaggio pieno di emozioni, alla ricerca del mausoleo del Primo Imperatore Cinese “Qin Shi Huangdi”.

E’ un romanzo ben scritto, emozionante e con tanta suspence. Forse il migliore fin qui scritto dell’autrice spagnola. In poche parole un capolavoro alla portata di tutti.

Matilde Asensi, ancora una volta, è riuscita a regalare avventure ed enigmi lungo un percorso di fatti e cronache studiate per incuriosire il lettore. Tra filosofia e descrizioni mozzafiato non riuscirete a staccare gli occhi dal testo fino alla conclusione.


La trama: 

Anno 1923. Elvira, una pittrice spagnola residente a Parigi, riceve la notizia che suo marito Rémy è morto in circostanze oscure a Shanghai. Quando giunge in Cina, accompagnata dalla nipote Fernanda, scopre che Rémy le ha lasciato una valanga di debiti. Unica cosa di valore: uno scrigno antico che contiene una strana mappa. Elvira apprende anche che il marito è stato assassinato dai sicari della mafia di Shanghai, la Banda Verde, proprio per quello scrigno misterioso. Si scopre che interessati allo stesso vi erano anche gli eunuchi imperiali e i seguaci del movimento nazionalista. Intuendo lo straordinario messaggio serbato nel cofanetto, Elvira e Fernanda si lanciano sulla pista del leggendario mausoleo di Qin Shi Huangdi, il Primo Imperatore, dove si favoleggia siano conservati tesori inestimabili. All’avventurosa spedizione si uniscono un antiquario cinese, un giornalista irlandese, amici di Rémy, un intraprendente e giovane servo, Biao che rivelerà sorprendenti doti di deduzione matematica e il monaco Jade Rojo, maestro di filosofia taoista e arti marziali. Solo con il loro aiuto le due donne potranno sciogliere gli enigmi e superare le prove micidiali che proteggono il luogo di sepoltura del Primo Imperatore del Celeste Impero.