Sei sovrappeso? Banca e posta te lo fanno notare

Io qui non posso entrare

Dato che il Giornale di Sicilia non reputa mai interessanti le mie lettere, rispondo qui, come posso, all’articolo di Giulio Giallombardo, pubblicato sul Gds del 04 Gennaio 07 riguardante le porte d’ingresso della posta.

Devo ammettere che sono diversi anni che le poste e le banche mi concedono il privilegio d’entrare nelle loro sedi scortato dai direttori di filiale. Un lusso che forse neanche Briatore o Montezemolo hanno avuto quando erano dei poveracci come me. Ammesso che Montezemolo sia mai stato povero.

io qui non posso entrare
Espressione da lettore del Giornale di Sicilia

Dopo tutti questi anni però, non mi sono abituato ancora a soffrire il disagio di questo privilegio. Non mi piace infatti beccare le porte elettroniche che annunciano a gran voce alla fila che precedo: “Siete pregati di uscire ed entrare uno alla volta”.  Quante volte me lo sarò sentito dire? Una vera chicca di delicatezza! E che piacere poi la gente che ridacchia alle mie spalle… una goduria pari a quando vai in farmacia e ti pesi sulla “bilancia stereo”.

Sono pure molti anni che mi chiedo cosa possa cambiare tra una persona che pesa 120, 130 o 140 kg e l’unica risposta che mi sono dato è che forse hanno paura che gli si sfondi il pavimento! Praticamente non ci vogliono all’interno!

Ed è pure vero, come scritto dal sig. Giallombardo, che  il Direttore della filiale che viene ad aprire ti offra solo sufficienza. Anzi gli da proprio fastidio. Diciamoci la verità. Alzarsi dalla comoda poltrona per venirti ad aprire è proprio una gran scocciatura!

Figurarsi restare all’esterno quanto lo possa essere per noi allora!

Caro Direttore, dobbiamo aspettarla 5/10 minuti davanti l’ingresso perdendo pure il turno, perché è ovvio che il resto delle persone che riesce ad entrare non aspetti i nostri “comodi”.

Care Poste e care Banche, quanto è ancora più assurdo quando, oltre al responsabile, dobbiamo pure avvisare la guardia giurata che sta fuori. Un altro che si infastidisce di farci entrare in un luogo che garantisce il suo stipendio. Capisco quanto sia dura essere interrotti mentre si fuma o persino essere dissuasi da una chiacchierata con l’avvenente “zinnona”.

Ma noi che ci possiamo fare?

Sarebbe dunque auspicabile che vi rendiate conto della “discriminazione” che subiamo. Del bullismo tecnologico a cui siamo sottoposti senza alcuna ragione. Anche perché, per forza di cose subiamo la necessità di usufruire del vostro servizio. Ecco allora che gradiremmo essere trattati come normalissimi utenti che passando inosservati. Sia quando entrano, sia quando escono senza passamontagna.

Esprimo solidarietà all’amico di pancia Giallombardo nell’attesa che arrivino anche le scuse della Sig.ra Lala.

Cordiali Saluti

Scritto per fascioemartello.it 20 gennaio 2007

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