Leoluca porta il pallone nel Pd

Una foto d’archivio. Luca Orlando con Idv nel 2008

Orlando, Sindaco di Palermo, Presidente dell’Area Metropolitana, Presidente dell’Anci e dell’Ati, capo della curva nord, sud, ovest ed est, controllore dell’autobus, delle zone blu, della ztl e nel tempo libero posteggiatore abusivo. In poche parole, uno a cui piace comandare, decidere e come si direbbe a Palermo “fottere”, ma non nel senso stretto del termine, cioè “arrubbare” o ancora “sodomizzare”, ma nella sua accezione di “futti cumpagnu”, cioè di frega il compagno.

Ma “cumannare è megghiu ri futtiri”, lo sa benissimo il pentasindaco di Palermo.

Leoluca o Luca, è l’uomo che porta il pallone. Decide tutto lui e se non ci sta, tutti a casa. E’ cosi da venticinque anni. Adesso torna nel Pd, lo stesso partito che ha demolito, insultato, contrastato per quasi un decennio. Lo stesso partito da cui è uscito, ancor prima d’entrare, all’alba di due elezioni comunali fa.

Orlando è così, mattatore e mattacchione. Ama la ribalta, ma anche la risvolta, il colpo di teatro e, soprattutto, annunciare il copione. Nel 2012, ad esempio, disse che non sarebbe mai stato candidato Sindaco di Palermo, anzi lo precisò in aramaico, un mese prima di candidarsi. Tutto il 2017 ci rassicurò che mai si sarebbe alleato con il Pd in campagna elettorale, per poi invece averli alleati sotto “falsa identità”. Continui nel tempo furono i suoi no al Partito Democratico a cui oggi appunto si è iscritto e da cui ha annunciato, come se qualcuno gliel’avesse anche chiesto, che non sarà candidato alle prossime elezioni europee.

Ergo, preparatevi a vederlo in campo.

E se ancora non vi basta, sul sito democratica.com le sue parole appaiono chiare: “sono stato io nel ’97 a depositare il simbolo Partito Democratico”.

Fischio e palla al centro.

I partigiani del Pd si allarmano, pronosticando una scalata all’interno del partito. Sì lo so che fa ridere l’accostamento ai partigiani, ma su una cosa c’hanno ragione, il vecchio Leone non aderisce a niente che non possa scalare, dominare, comandare. Le premesse ci sono tutte. Il Pd è in declino, la sua classe dirigente è frantumata, disunita e stanca. Dividi et Impera, tutto servito su un piatto d’argento. E’ lo stile Orlando, sul serio, questo lo sa fare.

Al suo fianco, durante la celebrativa presentazione d’iscrizione, manco se fosse un avvenimento storico poi, c’era soltanto un pezzo, un’area, del Pd, quella Renziana, la stessa che si appresta a ricevere una clamorosa sconfitta alle urne (il 4 marzo n.d.r.). La stessa che, dal 5 marzo, si dovrà riorganizzare insieme a tutto il resto del partito.

E con Orlando in campo…

 

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