A provare fastidio ci vuole talento

Quando stai per i fatti tuoi, ci sono tante situazioni che possono causare fastidi improvvisi.

Una scolaresca urlante che ti attraversa come un gregge belante, un tizio che ostina a parlare ad alta voce al cellulare in un luogo con poco campo oppure come succede spesso, entrare alla Feltrinelli con la musica di Mario Biondi sparata nelle orecchie.

Ecco, a me succede sempre tutto insieme, nella stessa giornata, negli stessi minuti, proprio quando cerco di evitarne almeno uno, subito in agguato, pronto l’altro.

Fino poi ad arrivare al tizio con l’ascella sudata che ti si piazza affianco, così per sfizio, nell’unica panchina occupata, di una piazza sconfinata.

Almeno non piove. Pensi.

Ma il cielo è sempre più cupo, presto arriveranno le gocce e con loro gli schizzi dai balconi e le botte degli ombrelli della gente che incroci mentre tenti un riparo lungo uno stretto marciapiede frantumato dalle radici e dal tempo.

E insomma, è così.

Un fastidio dietro l’altro, arrivare a sera, quando comodamente sul divano, proponi al tuo cervello la tv di rai uno, che per accenderla hai già dovuto aspettare che finisse la Littizzetto, per poi ritrovarti Marzullo.

Vabbuò, vado a letto.

Proprio mentre il vicino si accorge nel buio di quel mobile poco allineato, che giusto solo a quell’ora riesce a spostare.

E allora? E già mattino.

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