30 anni di via Pipitone Federico

30 anni fa la strage di via Pipitone Federico uccideva il Magistrato Rocco Chinnici ma non la caparbietà del pool antimafia di Palermo

Rocco Chinnici e Giovanni Falcone

Il pool antimafia fu ed è ancora il centro pilota giudiziario della lotta alla mafia, considerato un esempio per le altre Magistrature d’Italia ed un modello internazionale efficace di contrasto alla criminalità organizzata.

Un’ idea che ha rivoluzionato la lotta allo strapotere mafioso e che fu principalmente il frutto delle capacità intuitive del magistrato Rocco Chinnici, palermitano della provincia.

In quella che viene ricordata come la stagione degli anni di piombo, il sangue sulle strade del capoluogo portava Palermo ad essere paragonata alla Beirut libanese. Nato a Misilmeri, Chinnici infatti, venne trucidato barbaramente nel 1983 in via Pipitone Federico a Palermo, da autobomba piazzata sotto il portone di casa.

Rocco Chinnici si laureò in Giurisprudenza nel 1947 ed entrò in magistratura cinque anni dopo con destinazione Trapani. Fu pretore di Partanna per dodici anni, luogo simbolo, che diede i natali a Rita Atria, altra vittima della ferocia della mafia qualche decennio dopo. Venne trasferito nel ’66 nella sua Palermo come Giudice Istruttore del Tribunale.

Alla fine del 1979, tornato da un periodo di Cassazione, passò alla guida dell’ufficio istruzione del tribunale di Palermo, dove organizzò, in modo simile a quanto avvenuto a Torino contro le Brigate Rosse, un “pool”; un gruppo di magistrati e funzionari delle forze dell’ordine dedicate in esclusiva ai reati di mafia.

Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giuseppe Di Lello, Boris Giuliano, Antonino Cassarà sono alcuni degli uomini che composero il team che scoperchiò l’alone di mistero che fino ad allora aveva coperto gli affari di “Costa Nostra”. Iniziò qui la lunga stagione delle stragi che proseguirono sino a quelle di Capaci e via D’Amelio e che oggi sono oggetto di una presunta trattativa tra Stato e Mafia.

Boom!

Chissà se arrivò a sentire il botto quella mattina del 29 luglio del 1983 uscendo dal portone di casa.

50 kg di tritolo, a soli 58 anni, lo strapparono alla vita, alla famiglia ed alla città di Palermo. Con lui anche il Maresciallo dei Carabinieri Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta, componenti della scorta del magistrato. Con loro perse la vita anche il portiere dello stabile di via Pipitone Federico, Stefano Li Sacchi.

Scritto per fascioemartello.it il 29 Luglio 2013

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